Consigli per la Pasqua a Napoli

Due itinerari per scoprire o ritrovare la nostra stupenda città

Napoli in tasca
Articolo di , 10 Apr 2009
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Per chi approfitterà di queste festività pasquali per rimanere a Napoli e per i turisti che si imbatteranno su questo sito, Grande Napoli consiglia 2 itinerari per scoprire o ritrovare la nostra stupenda città.

Napoli è anche una realtà complessa, un caleidoscopio di sensazioni ed emozioni che penetrano lo spirito e non possono che lasciare incantati i suoi visitatori. Non esiste una sola città, ve ne sono diverse, incastrate l’una nell’altra, realtà  sovrapposte anche molto distanti ma legate da un invisibile filo comune. Partire alla scoperta di Napoli significa intraprendere un meraviglioso viaggio nell’animo umano e nelle sue infinite sfaccettature.

Vampirismo Napoletano


:: Neapolis primo itinerario

A sinistra del Palazzo Universitario c’è via Mezzocannone, al tempo un profondo canalone, fortificato su entrambi i lati. Qui all’altezza dell’attuale cinema Astra si trovano resti di alcune mura greche.

Ci siamo ora addentrati in Neapolis, dove è ben visibile l’influenza ateniese nell’impianto urbanistico: la città  ha, infatti, una struttura regolare formata da tre principali percorsi longitudinali (plateiani in greco, decumani in latino) paralleli ed equidistanti e a loro volta intersecati da altre piccole strade chiamate cardines in latino (in greco stenopoi). Tuttora questi percorsi sono pieni di vita, non solo per la presenza della sede universitaria che brulica di studenti, ma anche per il susseguirsi di negozi e botteghe artigianali, che nel tempo hanno diversificato la loro originale offerta. In epoca greco romana chi faceva maggiori affari erano le tabernae vinarie, quelle argentarie e le unguentariae, rispettivamente botteghe del vino, piccole banche dove si concedevano prestiti ad usura e botteghe di profumi, dove si vendevano essenze e unguenti.

Il primo decumano che si incontra è quello inferiore che corrisponde a via Benedetto Croce/via S.Biagio dei Librai. Anche detto Spaccanapoli perchè divide la città antica in due parti. La porta d’ingresso del lato occidentale era situata in prossimità di Piazza San Domenico Maggiore, denominata Porta Cumana per l’evidente direzione verso Cuma, mentre verso il lato orientale la strada termina con la porta Ercolanense, in seguito denominata Furcillensis, situata nell’attuale piazza Calenda, dove sono ancora visibili i resti dell’antica murazione che circondava il perimetro della “città  nuova”.
A Piazza San Domenico Maggiore è possibile vedere all’interno del Palazzo Corigliano alcuni resti di strada romana, mentre più avanti si erge la statua del Nilo, nell’attuale Piazzetta Nilo. La scultura, che risale al secondo secolo a.C., testimonia il culto della divinità egiziana del Nilo in questa zona della città, sede di una colonia di mercanti alessandrini. Dopo la partenza degli egiziani la statua, privata della testa, fu interrata. Ritrovata nel quindicesimo secolo venne considerata dalle cronache locali una madre, anzi la città che allatta i figli, donde nasce il toponimo “Corpo di Napoli”, dato al largo dove tuttora è ubicata. Nel diciassettesimo secolo la scultura acefala venne completata con la testa di un uomo barbuto.

Lungo il corso del decumano e nelle strade adiacenti altri monumenti e pregevoli statue evidenziano gli insediamenti greco-romani. In Vico Figurari è collocata all’angolo di un palazzo una colonna di granito di fattura romana, uno dei tanti riutilizzi degli antichi monumenti per abbellire le costruzioni più moderne.
A poca distanza da piazzetta Nilo nella chiesa di S.S. Marcellino e Festo sono sistemati nel cortile alcuni resti architettonici di età  imperiale. Sulle rampe omonime della chiesa, pochi metri più avanti, sono state individuate nuove cortine murarie in blocchi di tufo. Queste testimoniano l’antica fortificazione muraria della città che si estendeva giù in quella zona, correndo parallelamente intorno alla città e dividendola in quel punto dalla spiaggia e forse dal porto.

Tornando sul decumano inferiore, sul lato opposto di vico Figurari, si imbocca Via S. Gregorio Armeno, oggi famosa per le botteghe artigiane di pastori, fiori e presepi, notevolmente affollata durante il periodo natalizio quando gli artigiani espongono esternamente, su apposite “bancarelle”, la loro coloratissima merce. Quasi al termine della via, sulla destra, c’è la Chiesa di S. Lorenzo dove ci aspetta un percorso interessante tra i resti dell’antico mercato romano. Un pezzo di città antica che ci fa compiere un salto di 2500 anni, catapultandoci in un’epoca diversa, molto lontana nel tempo, ma, poi, non del tutto aliena. Nel quinto secolo d.C. l’intera zona fu sepolta da una colata di fango di origine poco chiara. Il disastro fu risolto livellando l’intera zona in modo da favorire la realizzazione di nuove costruzioni. Al diciottesimo secolo risale la costruzione della Chiesa e dell’annesso convento francescano.

L’attuale piazza S. Gaetano sorge sull’area dell’Agorà greca e, poi, del Foro romano di Neapolis. In una piccola insenatura della strada, a destra della chiesa di S. Paolo Maggiore, che ha integrato nella sua facciata due colonne corinzie dell’antico tempio dei due Dioscuri, Catore e Polluce, si scopre scolpita nel tufo la scritta di Napoli sotterranea, che porta ad un altro affascinante cammino, un salto nel centro della terra, a molti metri sotto la superficie, ripercorrendo la zona degli antichi acquedotti napoletani che si estende tra condotte e cisterne per molto oltre la zona attualmente visitabile. Queste cavità, nel corso dei secoli, sono state adibite a diversi usi come, ad esempio, ricovero antiaereo, nel periodo della secondo guerra mondiale.

Di recente scoperta il teatro greco romano, anch’esso nel sottosuolo.
Nel secondo appuntamento della Napoli Sotterranea vi si giunge attraverso il pittoresco ingresso in un basso (abitazione) in vico Cinque Santi. Siamo al centro del Decumano maggiore che percorre la zona centrale da Piazza Bellini, dov’è situata una delle porte d’ingresso della città, fino al Castel Capuano. Le testimonianze delle mura greche di Piazza Bellini dimostrano l’intenzione difensiva delle murazioni: queste furono realizzate nel quarto secolo a.C. con una doppia cortina di blocchi di tufo, posti ad una distanza di un metro e mezzo, per rafforzare il muro perimetrale originario, risalente ad un secolo prima (quinto secolo a.C.). La posizione più bassa rispetto all’attuale livello fa pensare ad una successione di eventi naturali ed artificiali che hanno modificato la conformazione del terreno, livellandolo.

Anticamente, invece, le mura correvano lungo il ciglio di un vallone che scendeva rapido a valle e costituiva, già  di per sé, una difesa naturale. Sulle mura è possibile individuare alcuni segni, riferimenti che ogni ditta appaltatrice metteva sulle pietre di propria provenienza.

Dopo piazza Bellini si incontra il campanile della Pietrasanta, che ha integrato alla sua base antiche colonne, architravi, capitelli e persino un’iscrizione sepolcrale. Il rettilineo ha conservato solo in parte le sue dimensioni, anticamente era, infatti, più ampio in larghezza, circa 12 metri, rispetto ai 6 degli altri due decumani. Mentre non è mai morta la vivacità della presenza popolare e dei suoi commerci.

 

:: Neapolis secondo itinerario


A destra del Foro (piazza S.Gaetano), invece, si prosegue giungendo in via Duomo dove si susseguono i resti archeologici di una domus romana, conservati negli scantinati dell’Archivio del Banco di Napoli, testimonianza della probabile attività  edile che si sviluppò intorno l’antica porta Campana che chiudeva il decumano Maggiore (collocata nel sito oggi occupato dagli uffici del Tribunale); le Terme di S. Carminiello ai Mannesi e gli scavi del Duomo.

La scoperta delle terme fu del tutto casuale, essa risale al diciannovesimo secolo ed avvenne durante lo sgombero delle macerie di un attacco aereo. L’iniziale disinteresse e conseguente abbandono durarono, invece, fino ai tardi anni 80, quando si ripresero gli scavi archeologici, riportando alla luce un complesso di costruzioni romane. Una domus romana del periodo repubblicano, un ambiente dedicato alla divinità  Mitra, culto di origine persiana che trovò ampia diffusione tra gli ambienti militari e un complesso termale che si sovrappone agli ambienti appena descritti, sulla linea di ristrutturazione intrapresa in età imperiale, sul finire del primo secolo d.C.

L’area archeologica del Duomo si colloca nel sottosuolo della Cattedrale dove sono chiaramente visibili alcuni ambienti romani di età  imperiale, resti di una strada d’epoca greca che separa questi scavi dalla zona d’epoca bizantina o tardo romana, con avanzi di pavimenti, basi di colonne, pozzi e una piccola abside, adornata con un pavimento a mosaico.
Proseguendo verso nord, su via Duomo s’incontra l’ultimo decumano, quello superiore. Questo, a destra, coincide con le attuali vie di Donnaregina e degli S.S. Apostoli, dove era ubicata la porta orientale denominata Porta Carbonara e poi Porta S. Sofia. A sinistra il decumano coincide, invece, con le attuali strade dell’Anticaglia e via Pisanelli. Qui i resti, soprattutto dei teatri, sono parzialmente visibili. Presenze significative si possono rintracciare all’interno di scantinati e cortili conventuali, rendendo non facile l’accesso ai turisti.

Se si svolta su una delle stradine a destra si giunge alla parte alta della città , l’Acropoli, corrispondente a largo S. Aniello a Caponapoli, dove sorgeva una collinetta molto più elevata dell’attuale e sulla quale la murazione, in parte visibile tuttora, proseguiva inerpicandosi.

L’acropoli era il luogo dove si concentravano i templi più importanti, dove si svolgevano i fondamentali riti religiosi, si veneravano le divinità  e si svolgevano processioni e sacrifici. Le alte pareti della collina scendevano a picco verso la vallata, costituendo un baluardo di difesa naturale per ogni attacco che potesse provenire dall’entroterra campano.
Nell’attuale via Foria si estendeva un vallone dove confluivano le acque pluviali provenienti dalle vicine colline trovando, poi, sbocco sul mare. Nulla di preciso si sa riguardo il fiume Sebeto, ma di certo le sue acque e i fossati scavati isolavano e proteggevano l’acropoli.

Itinerari di comune.napoli.it

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Una risposta a “Consigli per la Pasqua a Napoli”

  1. fabio comella ha detto:

    Innanzitutto non posso non complimentarmi per la simpatia e la professionalità con cui ਠstato allestito questo sito!non ਠfacile infatti combinare i due elementi.

    In secondo luogo, visto che in questa sezione si parla di itinerari vorrei, con il permesso dell’admin, aggiungere e offrire un servizio che a me piace chiamare passeggiate turistiche.
    Ma permettetemi che mi presento, sono una giovane guiida turistica e con deteminzione e dificoltà  sto cercando di inserirmi in questo campo.ਠper questo quindi che in maniera “artigianale” e casareccia cerco di offrire quanto di meglio posso a tutti coloro che stimano o hanno voglia di visitare questa sconsolata ma meravigliosa città !Eccovi quindi dove poter recuperare qualche informazione
    http://fabiocomella.blogspot.com/
    oppure cercate su Facebook “napoli passeggiate turistiche”
    E credetemi, vale la pena viistare questa regione!

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