L’Accio, storia e uso di un elemento tipico della cucina napoletana
Scopriamo insieme la provenienza e il significato del termine accio.
La cucina napoletana è ricca come la città che le ha dato i natali. Ed è colorita come il posto in cui viene ravvivata ogni giorno, senza mai dimenticare la tradizione nella quale è intrisa. Come qualsiasi elemento caratterizzante della terra partenopea, anche la cucina è del tutto personalizzata, a partire dai termini dei quali fa uso giornalmente. La lingua napoletana, infatti, così peculiare e ricca, si interseca in ogni aspetto della vita quotidiana dei cittadini, portando al suo interno la storia del luogo, la cultura ivi creata e le tradizioni tramandate. È così che sono nati termini quali cresommola, cerasiello e un’infinità di altri, tra i quali figura anche accio.
Che cos’è l’accio a Napoli?
Quando si parla di accio si parla di sedano, termine italiano che corrisponde per l’appunto all’ortaggio in questione. L’accio è un elemento molto usato nella cucina napoletana per varie tipologie di pietanze. Lo si usa nelle minestre, nei minestroni. È fondamentale nei soffritti. Lo si mangia crudo, in pinzimonio e in insalate.
"T'aggià 'mparà e t'aggia perdere", un magnanimo proverbio napoletanoMa come ha fatto il sedano a divenire accio in napoletano?
Etimologia del termine accio
Pare proprio che il termine accio derivi dal latino, nello specifico dal lemma apium, usato proprio per riferirsi al sedano. Come spesso è accaduto nelle trasposizioni orali, la lettera p seguita da due vocali si è tramutata in una c, poi raddoppiata nel tempo.