Scoperta shock nel Golfo di Napoli: ci sono 6 nuovi vulcani! Parola agli esperti

DA ASSOCIARE
Articolo di , 30 Set 2016
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La rivista scientifica americana Geophysical Reserch Letter ha pubblicato questo mese una preoccupante scoperta che riguarda da vicino la nostra città. Secondo il team di ricercatori, infatti, oltre a Vesuvio, Campi flegrei e Marsili ci sarebbero altri sei vulcani nel tratto compreso tra  Ercolano e Torre Annunziata, a soli 3 chilometri dalla costa.

Sei vulcani sommersi nel Golfo di Napoli

Lo studio, intitolato “Somma-Vesuvio volcano revealed by magnetic and seismic data” (V.Paoletti, S.Passaro, M.Fedi, C.Marino, S.Tamburrino, G.Ventura), illustra in modo allarmistico l’attività potenzialmente sismica dei vulcani sommersi tra le acque del golfo. Tale ricerca, alla quale ha preso parte anche il Dipartimento di scienze della terra (Distar) della Federico II di Napoli, è stata commentata da uno dei suoi autori, Guido Ventura, che scrive «Abbiamo rilevato nuovi punti di emissioni di anidride carbonica nel Golfo di Napoli, cosa abbastanza comune in aree geotermali e vulcaniche. E qui abbiamo scoperto sei strutture vulcaniche (coni e duomi) finora sconosciute, con un diametro di 800 metri. Inoltre sono state identificate delle colate laviche medioevali che si sono riversate in mare in età prevalentemente medioevale».

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Di questi sei vulcani, tre (contrassegnati con le sigle V1-V2-V3) risalgono a più di 19 mila anni fa, dunque all’età preistorica, mentre il vulcano V5, più vicino alla costa di Torre Annunziata, ha un’età geologica più giovane. Infine, il V6, che che sorge davanti al litorale di Ercolano, avrebbe eruttato in età molto più recenti, cioè dopo il 1631 d.C., ed il magma sarebbe risalito durante le eruzioni del 1794 e del 1861.

È evidente che tali vulcani, che formano una semicorona al di sotto del livello del mare nel tratto da Ercolano a Oplonti, rappresentano un rischio per gli abitanti delle zone limitrofe, la cui incolumità deve essere garantita. A tal proposito, gli studiosi ammoniscono i responsabili della pubblica sicurezza che «Il rischio correlato a possibili, future attività sottomarine, dovrebbe essere incluso nei programmi di valutazione del rischio» e che «Anche questo rischio dovrebbe essere presto in considerazione per una corretta pianificazione degli scenari eruttivi attesi».

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