Interaction, arte e coscienza sociale: il binomio della Fondazione Made in Cloister

Un progetto di interazione e multiculturalità per Porta Capuana. Dal 16 marzo al 21 settembre 2024.

Arte e Cultura
Articolo di , 17 Mag 2024
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Interaction 2024. In primo piano, Hyeryun Jung, US2-Migration, 2024, installazione site specific Sullo sfondo da sinistra: Domenico Bianchi, Margaux Bricler, Veronica Bisesti, Andres Serrano, Sophie Ko, Wang Guangyi, Letizia Cariello, Henrik Placht. Ph Francesco Squeglia.

Giunge alla sua seconda edizione il progetto “InterAction“, la biennale d’arte site specific che evidenzia l’interazione e gli intrecci tra lo storico quartiere di Porta Capuana e gli artisti, gli artigiani e la comunità. Nel cuore del centro storico di Napoli, la Fondazione Made in Cloister ospita la mostra InterAction dal 16 marzo al 21 settembre 2024.

La Fondazione Made in Cloister, uno spazio creativo per la rigenerazione urbana

Made in Cloister, prima Fondazione ad aver stipulato una convenzione con il Comune di Napoli in ambito culturale, nasce nel 2012 come iniziativa di Davide de Blasio e Rosalba Impronta con il nobile scopo di restaurare il chiostro cinquecentesco di Santa Caterina a Formiello, che versava in stato di totale abbandono, per destinarlo a un centro di arte espositivo e performativo in dialogo con il quartiere. L’intento della fondazione è quello di recuperare la tradizione rinnovandola con spirito contemporaneo, nella convinzione che arte, cultura e creatività possano innescare un processo virtuoso di sviluppo: un “nuovo Rinascimento“. Impegnata nel coinvolgimento della comunità artistica internazionale in progetti culturali di ampio respiro, Made in Cloister è fiera di ospitare la sua nuova mostra, InterAction, dal 16 marzo al 21 settembre 2024.

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InterAction Napoli 2024

Trenta artisti. Un chiostro. Trenta opere. otto botteghe artigiane. La parola chiave è Interazione. Sulla base del valore della multiculturalità, che da sempre ha distinto il quartiere di Porta Capuana, la nuova edizione di InterAction, a cura di Demetrio Paparoni, indaga la bellezza e la fragilità delle relazioni umane tra diverse culture e tradizioni. Il progetto vuole stimolare una riflessione circa la complessità del rapporto con l’estraneo, con l’Altro, e proporre una soluzione diversa da quella del conflitto. Aprirsi alle differenze consente a ognuno di noi di arricchire il proprio bagaglio di esperienze; questo non vale solo nel rapporto con lo straniero, ma si riflette anche in un rapporto di mutuo rispetto tra l’uomo e il mondo naturale. InterAction in questo senso si connota come una mostra dal valore “politico”, che rimarca l’importanza di diversi temi, come quello della rigenerazione urbana, della tolleranza interculturale, sostenibilità e cambiamento climatico.

Siamo tendenzialmente portati a rimuovere le situazioni dolorose che non ci toccano da vicino, questo meccanismo di autoprotezione mentale è in parte alla base dei molti problemi non risolti nel mondo, dal momento che riguardano l’Altro e non noi. Cosa può l’arte dinanzi a tutto questo? L’arte sparge sale sulle ferite perché si possa continuare ad avvertire quanto dolore c’è attorno a noi. È in tal senso che una riflessione poetica su un tema esistenziale o drammatico diviene un tentativo di superare una situazione ritenuta inaccettabile” scrive Demetrio Paparoni, curatore della seconda edizione di InterAction.

L’arte non può risolvere le guerre, le carestie o l’inquinamento, ma ha il potere di stimolare la coscienza civile di ogni individuo. Paparoni ha coinvolto trenta artisti diversi, provenienti da 17 paesi diversi: ognuno di loro ha tradotto in opera d’arte la propria idea di “Altro” e “Alterità“. Nel catalogo della mostra, la riproduzione di ogni opera è affiancata dal commento dell’artista che la propone. Un progetto simile mostra quanto Napoli, al pari delle altre città italiane ed europee, sappia mettersi in gioco anche sulle grandi questioni sociali del nostro contesto storico-culturale.

Interaction 2024. Da sinistra: Interazione Morten Viskum/Loredana Longo. Sullo sfondo da sinistra: Domenico Bianchi, Margaux Bricler, Veronica Bisesti, Andres Serrano, Sophie Ko, Filippo La Vaccara, Samuel Nnorom, Chiara Calore. Ph Francesco Squeglia.

Interaction 2024. Da sinistra: Ximena Garrido Lecca, Francesco De Grandi, interazione Gian Luigi Colin/ Zehra Dogan. Ph Francesco Squeglia.

Interaction 2024. Da sinistra: Chiara Calore, Cian Dayrit, Daniele Galliano, Aurelio Sartorio, Arvin Golrokh, Radu Belcin. Al centro: interazione Morten Viskum/Loredana Longo. Ph Francesco Squeglia.

Il progetto di InterAction non si limita solo al luogo fisico della Fondazione Made in Cloister, ma si estende anche in una serie di luoghi Offsite pensati come un percorso d’arte nel quartiere, per far scoprire e vivere a cittadini e turisti luoghi della comunità. Palazzo Caracciolo (Via Carbonara,112) , il Liceo artistico di Napoli (Largo Santi Apostoli) e il Parco Re Ladislao (Via Cardinale Seripando) sono parti integranti del percorso espositivo ideato per InterAction. Per maggiori informazioni a riguardo consultare il sito ufficiale della Fondazione.

 

La Fondazione

Il progetto Made in Cloister nasce dal desiderio di sottrarre al degrado il Chiostro Piccolo della Chiesa di Santa Caterina a Formiello attraverso un progetto di restauro e riconversione del Chiostro e dell’intera insula del Complesso Monumentale di S. Caterina. Da memoria del passato a scintilla creativa di un programma di rigenerazione e di sviluppo sostenibile dell’area. Il recupero del Chiostro e la realizzazione al suo interno di un hub culturale dedicato ad arte contemporanea, design, musica, tradizioni artigianali ed enogastronomiche, è dunque il motore di un programma di rigenerazione della periferia urbana, coincidente con il quartiere di Porta Capuana.

Gli obiettivi che Made in Cloister si impegna a raggiungere sono quello di riqualificare il Chiostro ed il Refettorio in quanto parte del patrimonio culturale del Centro Storico di Napoli; realizzare al suo interno un hub culturale polivalente, un luogo di eccellenza creativa; censire e valorizzare le antiche tradizioni artigianali del territorio attraverso progetti di collaborazione tra artigiani e designers ed artisti contemporanei.

L’area centrale della struttura, il Chiostro, ospita i progetti espositivi e, spesso in contemporanea, la maggior parte delle attività collegate alla musica, ai readings, alle performance. C’è poi il Cloister Bar e Ristorante, un’area recuperata del Refettorio realizzata per ospitare uno spazio dedicato al food and drink ed al “leisure time”. Il designer newyorkese Chris Rucker è stato invitato a ri-disegnare gli spazi e gli arredi che poi sono stati realizzati da artigiani napoletani (falegnami e marmisti). Il Cloister Bar si sviluppa in simbiosi con l’intero progetto. Ogni Lunedì dal 2018 insieme alla no profit Food for Soul di Massimo Bottura e Lara Gilmore si tiene il progetto Refettorio Made in Cloister: un progetto culturale di inclusione sociale e contro lo spreco alimentare.

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