La banca dell’acqua e l’acquaiuolo, una tradizione tutta napoletana
A Napoli esistono banche decisamente particolari, dei caratteristici chioschetti che non si trovano in nessun altro luogo al mondo.
Quando la morsa dell’afa ci stringe, e neanche all’ombra del Vesuvio si riesce a trovare sollievo, c’è bisogno di una bibita che ritempri corpo e spirito. Non starete mica pensando alla bevanda che ti mette le aaaali? No, c’è qualcosa di più semplice contro la calura estiva. I napoletani, in passato come oggi, si affidano all’acquaiuolo, una figura amatissima dalla cultura locale.
Nel suo chioschetto vende l’acqua “re mummere”, anche detta acqua suffregna (zolfata), che ha la sua fonte al monte Echia, conosciuto ai più come Monte di Dio. Tradizionalmente, l’acqua veniva servita con una spremuta di limone o arancia e un pizzico di bicarbonato, e conservata in recipienti di terracotta chiamati “mummare”, da cui prende il nome.
Sant'Aspreno, il Santo che ha inventato l'AspirinaChi erano gli acquaiuoli a Napoli
Gli acquaioli non erano semplici venditori di bibite, ma veri e propri showman. Per attirare i passanti, facevano rumore, urlavano e promuovevano la loro merce. I più spregiudicati attribuivano all’acqua qualità straordinarie.
Come in un rituale già conosciuto, visto e vissuto migliaia di volte, l’assetato cliente si avvicinava al banco e chiedeva: “Acquaiuo’, comm’è l’acqua?”. La risposta, immancabile, doveva essere: “È fresc’ comm’ a neve!”. Questo scambio retorico aveva un’importanza fondamentale per entrambi, come se la buona riuscita della bevanda dipendesse esclusivamente da queste brevi battute.
Le banche dell’acqua oggi
Purtroppo, oltre alla scomparsa di questo teatrino nel teatrino, sta scomparendo anche l’acqua stessa. La fonte dell’acqua zolfata è stata quasi del tutto chiusa, e con essa anche alcune banche dell’acqua hanno cessato l’attività. Tuttavia, la tradizione resiste nell’immaginario collettivo, e l’acquaiolo resta un simbolo della napoletanità più autentica e spensierata.
Napoli un tempo era piena di banche dell’acqua storiche, ma ora la situazione è cambiata. Quelle rimaste in attività si sono rinnovate per stare al passo con i tempi, diventando piccoli bar riforniti di tutto, tra cui la famosissima e iconica “limonata a cosce aperte”. Tuttavia, la sostanza è rimasta invariata, almeno dal punto di vista estetico. All’esterno, come da tradizione, si trovano sempre limoni e arance appesi a formare una cornice colorata. Molte volte, però, si tratta di frutti di plastica con scopo puramente decorativo, poiché i clienti preferiscono altre bevande.
Nonostante i cambiamenti, l’acquaiolo e il suo chiosco continuano a rappresentare un pezzo di storia e cultura napoletana, una testimonianza vivente di un tempo in cui le cose semplici erano le più preziose.
Articolo scritto da Marco Basile