Nelle scuole di Napoli si introduce l’ora di Napoletano!

DA ASSOCIARE
Articolo di , 13 Ott 2015
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Finalmente nessuno più potrà dirti che “mò mò” non si dice, o che i verbi “venire” (al posto di “essere”) o “rimanere” (usato come “restare”), non si utilizzano in Italiano.
Nuje simm e Napule e stu dialetto ce piace assai!
Tanto che, alla Scuola Media Statale Viale delle Acacie, sono riusciti ad introdurlo anche nelle ore di lezione. Non solo quindi, il napoletano patrimonio dell’Unesco come vera e propria lingua, ma è stato riconosciuto e adottato, già da Febbraio 2015, come corso ufficiale con professore apposito, in cui i ragazzi ritrovano le proprie radici ed entrano sempre più in contatto con la nostra cultura partenopea.

E’ importante ricordarsi chi siamo, da dove veniamo, e siamo fortunati ad avere ancora anziani nelle nostre famiglie, a tramandarci questi saperi non scritti. Finita l’era di chi ha vissuto fin anche l’ultima Guerra Mondiale, le nuove generazioni non avranno molti confronti con il passato, a rischio di perdere tante antiche conoscenze e tra queste, i bellissimi termini napoletani, tutt’altro rispetto al moderno napoletano da “vascio”.

Le Palestre più dure a Napoli

Il Corso di Lingua e Cultura Napoletana, ha lo scopo di tramandare alle nuove generazioni il dialetto napoletano, come dicevamo, rendendo familiare la tradizione campana. Fa parte di un progetto, “Napulitanamente”, fortemente voluto dal professore di Lettere Ermete Ferraro, autore di una piccola grammatica della lingua e traduzioni di grandi classici in napoletano.

Il corso, suddiviso in dieci lezioni di due ore l’una, darà ai partecipanti un attestato delle competenze raggiunte riconosciuto dall’Unione Europea in base al Q.C.E.R. (Quadro Comune Europeo di Riferimento per la conoscenza delle lingue).

Molti sono stati i consensi di colleghi, vicini e lontani, che hanno offerto il loro pieno appoggio perché anch’essi provenienti da realtà similari come il catalano o il provenzale.
Sosteniamo chi difende e porta avanti le culture dei nostri territori e chi, nonostante tutto, rimane ad insegnare (lavorare) nella propria terra.

 

5 risposte a “Nelle scuole di Napoli si introduce l’ora di Napoletano!”

  1. Umberto ha detto:

    Non capisco perché nonostante tutto continuate a definire il napoletano un “dialetto” se affermate poi nello stesso articolo che sia : una vera e propria lingua riconosciuta dall’ UNESCO? !

  2. Salvatore Palazzo ha detto:

    Nella frase introduttiva c’è un’imprecisione: il verbo rimanere si usa invece di “lasciare” e non di “restare” (che è un sinonimo)…. Nuje simme ‘e Napule (perché le finali si scrivono e non si elidono se dopo non viene una parola che inizia con vocale. E non è questo il caso perché la “e” sta per “di”….. Infine, assai si scrive : assaje….. La nostra lingua “idiomatica” è proprio difficile!

  3. osvaldo citarella ha detto:

    a casa mia prego scusattemi il mio italiano edico a casa mia si parlabba calabrese e non so cumm dire perche mio nonno era di maiori era marinaio e si era fidansato con mia nonna que lei era di rossano e ame piacce di parlare con miei amici quando stabba io in maiori me dicebbano nun ti sei scurdato nostra lingua

  4. ottavio amodio ha detto:

    era ora che si cominciasse a capire che il napoletano nonè un dialetto qualunque, ma una vera e propria lingua che trae le sue origini nell’antica grecia ed è stata poi incrementata dal francese, dallo spagnoloe dal tedesco, venendo a costituire un unicum nel quale si riversano le tradizioni di un popolo. Ma già vedo gli “”arricciamenti di naso” delle cd. “”persone per bene”” per le quali esprimersi in napoletano è quantomeno volgare e poco scic.

  5. Davide Brandi ha detto:

    Cara Martina Lombardo, una ripassatina sull’ortografia napoletana anche a te non farebbe male, così come non ti farebbe male approfondire prima di scrivere. Quella del patrimonio Unesco è una falsità colossale. Riconoscere una lingua (elencata tra migliaia di tutto il mondo, anzi, nel nostro caso CONFUSA molto genericamente come LINGUA DEL SUD ITALIA) in un Atlante (l’Atlante rosso dell’Unesco) è molto ben lontano dal glorificarlo come PATRIMONIO UNESCO.

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