Morte Cristina in kayak, c’è un indagato: è il soccorritore del superstite. Si tratta di un noto penalista napoletano
Svolta nella nella ricerca del responsabile della morte di Cristina Frazzica, travolta e uccisa in kayak: indagato lo stesso uomo che ha soccorso il ragazzo che era con lei.
Napoli, svolta nelle indagini per individuare il responsabile della morte di Cristina Frazzica, travolta nel mare di Posillipo mentre era in kayak in compagnia di un amico da una grande imbarcazione che poi è fuggita. La ragazza trentenne, che si trovava a Napoli da novembre per studio, ha perso la vita nell’incidente mentre Vincenzo Carmine Leone, l’amico che era con lei in canoa, è rimasto illeso ed è stato recuperato in mare. Una vicenda difficile da sciogliere che non smette di far parlare, anche adesso che c’è un indagato per la sua morte.
Si tratta di Guido Furgiuele, un avvocato penalista molto stimato a Napoli. La particolarità è che si tratta della stessa persona che ha successivamente soccorso Vincenzo, l’uomo superstite. L’ipotesi è quella di omicidio colposo e di omissione di soccorso. Ma ripercorriamo con ordine quanto accaduto.
"Napoli Vista dal Mare", una novità assoluta per AOH 2024Posillipo, l’indagato per la morte di Cristina è il soccorritore dell’amico superstite
È il pomeriggio di domenica 9 giugno quando Cristina noleggia un kayak insieme all’amico Vincenzo Carmine Leone, anche lui avvocato, per godere dello spettacolo della costa posillipina dal mare. Nei pressi di Villa Rosebery, una grossa imbarcazione li investe senza fermarsi a prestare soccorso, e si dilegua. Nell’impatto, Cristina viene travolta dalle eliche che le causano gravi ferite, mentre Vincenzo rimane illeso dopo essersi tuffato, evitando l’impatto.
Lo stesso ragazzo, in evidente stato di shock, chiede aiuto sbracciandosi e viene recuperato in mare e soccorso da un’imbarcazione di passaggio. L’uomo che si trovava su quell’imbarcazione era Guido Furgiuele, lo stesso indagato per la morte di Cristina nonché proprietario di una delle tre barche che sono state fermate nel corso della giornata di ieri dalla Capitaneria di porto.
L’ipotesi è che, dopo aver provocato l’incidente a bordo del suo yatch di 18 metri, il noto penalista partenopeo si sia allontanato per tornare indietro solo successivamente. Quello che resta da capire è se l’uomo si sia accorto o meno dell’impatto. Sottoposto ad un primo interrogatorio, il penalista – che viaggiava a bordo del suo yacht ad alta velocità e con la prua sollevata – non si sarebbe accorto di aver travolto i giovani e sarebbe tornato sul posto successivamente richiamato dalle grida del ragazzo superstite. Da capire anche se Cristina ha perso la vita sul colpo o se un soccorso tempestivo avrebbe potuto salvarle la vita. Le indagini sono ancora in corso.
La vicenda ha inoltre acceso i riflettori sul problema del diportismo selvaggio nel mare di Napoli, una piaga che i frequentatori della costa posillipina denunciano da tempo.