Le tre leggende sulla fondazione di Napoli: la storia della Sirena Partenope

Le tre straordinarie leggende sulla fondazione di Napoli con protagonista la figura mitologica della sirena Partenope.

Arte e Cultura
Articolo di , 25 Dic 2020
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Tra i miti della cultura letteraria antica, uno dei più affascinanti è sicuramente quello legato alle sirene; strettamente connesso alla fondazione di Napoli. L’origine della leggenda delle sirene venne narrata, per la prima volta, nell’Odissea di Omero. Trattasi di figure ammaliatrici, abitanti di un’isola presso Scilla e Cariddi, uccisore di marinai ignari. Nella letteratura classica, Odisseo, sotto consiglio di Circe, riuscì a superare insieme al suo equipaggio le agonie delle sirene.  Sono tre le leggende sulla fondazione di Napoli, riguardanti la sirena Partenope, sorella di Leucosia e Ligea.

Secondo il mito, la sirena non accettò mai il rifiuto di Ulisse. Sopraffatta dal dolore, si spinse dalla roccia più alta. Le onde del mare trasportarono il suo corpo esanime fino al golfo di Napoli, infrangendosi contro le sponde dell’isolotto Megaride, dove oggi sorge il Castel dell’Ovo. Dissolvendosi, Partenope assunse le sembianze della città. Si dice che la sua testa sia la collina di Capodimonte, e che la possente coda si estenda lungo la collina di Posillipo.

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Le leggende della sirena Partenope fondatrice di Napoli più moderne

L’amatissima scrittrice napoletana di primo Novecento, Matilde Serao, fornì un’affascinante reinterpretazione del mito della sirena Partenope fondatrice di Napoli. La scrittrice, infatti, descrisse Partenope come una giovane greca meravigliosa, innamorata dell’eroe ateniese Cimone. Il padre di lei, però ostacolò l’unione dei due, promettendo la figlia in sposa ad un altro uomo. Fu questo a spingere i due innamorati a scappare dalla Grecia, per approdare proprio nel golfo di Napoli. Fu così che i giovani poterono vivere del loro amore in tranquillità. Tempo dopo, le famiglie di Cimone e Partenope li raggiunsero, iniziando a popolare la città. La giovane divenne madre di 12 figli e del popolo napoletano. Secondo Serao, Partenope non ci avrebbe mai lasciati, continuando a vivere accanto ai suoi amati figli.

Prima ancora che la versione di Matilde Serao entrasse a far parte dell’immaginario collettivo, nel 1800 se ne diffuse una variante secondo la quale Partenope fosse una sirena che abitava le coste del golfo di Napoli. Quando il centauro di nome Vesuvio le si avvicinò, il dio dell’amore scoccò la sua freccia e i due si invaghirono perdutamente l’uno dell’altra. Entrambi felici di trascorrere la vita insieme, Partenope e Vesuvio finirono per essere ostacolati da Zeus, anch’egli innamorato della sirena.

Il dio degli dei separò per sempre i due amanti con acume e ferocia, trasformando Vesuvio in un vulcano e confinandolo oltre il Golfo, in modo che Partenope potesse ammirarlo senza mai poterlo toccare. Distrutta dalla perdita dell’amato e travolta da un impeto di disperazione, la sirena si uccise. Il suo corpo venne trascinato fino alla costa dell’isolotto di Megaride, per poi assumere la forma di una città incantevole, retta dall’amore incondizionato che aveva provato in vita.

Le competizioni napoletane in onore della sua fondatrice

Prendevano il nome di Lampadedromie napoletane. Si trattava di una serie di competizioni che, anticamente, venivano svolte a Napoli in onore della sua fondatrice. Il navarca ateniese Diotimo introdusse le Lampadedromie nel 425 a.C. La gara consisteva in una estenuante staffetta a squadre, nel corso della quale, i cursores (corridori) dovevano cedere il testimone, in questo caso una fiaccola, agli altri membri della propria squadra fino al raggiungimento del traguardo. La vera sfida delle Lampadedromie era tenere viva la fiamma fino all’arrivo della squadra vincitrice. In caso contrario, il podio sarebbe stato destinato alla squadra avversaria classificatasi seconda.

Organizzate dai sacerdoti, a loro volta supervisionati da un arconte, le Lampadedromie erano una competizione fondamentale nella cultura partenopea antica, per le quali venivano costituite vere e proprie gerarchie funzionali. Il ginnasiarca era incaricato di allenare e retribuire i concorrenti, selezionati con gran minuziosità. La corsa iniziava alla regio heraclensis, attuale Piazza Municipio, per concludersi dove, oggi sorge il Castel dell’Ovo. Sono giunte fino ai giorni nostri diverse rappresentazioni delle lampadedromie, raffigurate su monete antiche, su un distico custodito a Pompei e, soprattutto grazie al frammento dello storico Timeo di Tauromenio.

La storia più oscura su Partenope e la fondazione di Napoli

Come detto, sono tre le leggende sul Partenope e la fondazione di Napoli. Dopo aver citato la letteratura antica di riferimento e i due miti di stampo più moderno, è arrivato il momento di raccontare la storia più oscura e realistica sulle origini della meravigliosa città all’ombra del Vesuvio. La leggenda in questione narra di una regione della Grecia, attanagliata da una carestia distruttiva e del suo re che tenta, in ogni modo, di sottrarre alcuni suoi giovani sudditi dalle sanguinolente fauci di un tragico destino. Fu così che il sovrano decise di imbarcare i giovani su delle navi, facendoli salpare alla volta di una terra promessa.

Sembrerebbe si trattasse di una pratica particolarmente diffusa nell’Antica Grecia in tempi di carestie. Data la difficoltà dei giovani, privi di esperienza in navigazione, nel solcare il mare e le sue intemperie in quel tratto particolarmente arduo, registrare almeno una vittima parve inevitabile. Fu la più giovane delle principesse reali a bordo ad arrendersi al fato, spirando proprio nel momento in cui l’equipaggio si mise al sicuro. Il suo nome era Partenope. Storia vuole che le sue spoglie terrene non siano mai state ritrovate poiché abbiano caratterizzato la morfologia della città. Quelle della sirena Partenope e della fondazione di Napoli, sono leggende particolarmente suggestive che, ancora oggi, continuano ad affascinare studiosi, turisti e appassionati; spinti per questo a ripercorrere i luoghi più significativi per lo sviluppo delle vicende.

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