Parole napoletane intraducibili in italiano: eccone 7 da conoscere assolutamente
Credete che solo la celebre parola "cazzimma" sia intraducibile? Vi sbagliate. Ecco 7 parole napoletane intraducibili in italiano, da conoscere assolutamente!
Il napoletano è indubbiamente una lingua unica, infatti esistono parole napoletane assolutamente intraducibili in italiano.
Chi pensa che per parlare in napoletano basti rimuovere l’ultima vocale alla fine delle parole italiane, dovrebbe correre a prendere lezioni di lingua napoletana seduta stante.
Albergo dei poveri, partono gli eventi: il progetto di rinascita sarà finanziato con 100 milioniE da dove si comincia ad imparare una lingua? Dai vocaboli, ovviamente. Della nostra magnifica lingua non esistono molti libri di grammatica napoletana, dunque il consiglio che vi diamo è quello di leggere i testi degli autori napoletani classici. Ferdinando Russo, Salvatore Di Giacomo possono essere dei validi esempi.
Nei vocaboli, si nasconde sempre la storia affascinante della città di Napoli e di tutte le culture che la hanno influenzata.
7 parole napoletane intraducibili in italiano
Veniamo dunque a 7 parole napoletane intraducibili, uniche, che non trovano esatta corrispondenza nella lingua di Dante Alighieri.
Piccola premessa: il popolo napoletano è famoso per un’arte irrinunciabile e dall’utilità sconfinata anche oggigiorno ossia quella di arrangiarsi, quindi un buon numero di parole riconducono ai mestieri. Partiamo proprio da uno di questi.
1) ‘O Pustiere
“‘O Pustiere” indica l’impiegato della ricevitoria del lotto. La parola deriva dalla “posta” in gioco, ossia la somma di denaro che sarebbe stata ricevuta in caso di vittoria.
2) ‘O ‘Nnevajuolo
In un tempo in cui il freezer non esisteva, la necessità delle famiglie di avere ghiaccio sarebbe rimasta insoddisfatta nei mesi meno freddi. Ad erogare questo servizio era la figura del ‘nnevajuolo, il cui nome deriva ovviamente dalla parola neve, che portava a domicilio grossi cubi di ghiaccio.
3) ‘O Scartapelle oppure Sciartapelle
Ancora un mestiere: Lo Scartapelle era colui il quale faceva la cernita fra i documenti ancora utili e utilizzabili e le carte deteriorate dall’usura.
Tale mestiere, come quello che seguirà, incarna alla perfezione lo spirito napoletano del riciclo, della suprema arte di arrangiarsi. Del creare sopravvivenza lì dove apparentemente non sembra esserci.
4) ‘O Sapunaro
Figura che oggi appare attualissima, nella realtà consumista in cui siamo immersi. L’espressione massima del riciclo, il saponaro è un rigattiere che raccoglieva vecchie cianfrusaglie e oggetti di cui le famiglie volevano liberarsi perlopiù ingombranti in cambio di sapone, da cui il nome, al fine di crearne un profitto.
5) Spensare
“Chella spensa renaro co’ ‘nteresse”. Probabilmente come forma contratta della parola italiana “Dispensare”, nel senso di erogare, in questo caso danaro, questo verbo oscuro e tetro, indica la pratica dell’usura, il prestito di denaro in cambio di interesse.
6) Chiattillo
Impossibile per qualsiasi napoletano non conoscere questa parola, colorata di critica sociale. Il Chiattillo è un rampollo di famiglia ricca napoletana e indica l’atteggiamento snob, altezzoso e classista dell’insopportabile chiattillo.
Una parola pregna di significato politico e sociale. Una lotta di classe silenziosa ma pungente, racchiusa nel significato di questa parola intraducibile.
7) Friariello
Non è un friggitello, non è un broccolo, sa solo quello che non è.
Il leggendario friariello è una verdura unica e inimitabile, che il mondo ci invidia. Non esiste un suo corrispettivo, né una traduzione italiana alla parola.