“Me staje tirann ‘e pier”, un’espressione mai in disuso a Napoli
Alla scoperta di "Me staje tirann 'e pier", quando si usa a Napoli?
La lingua napoletana è tanto ricca e dettagliata quanto la città che rappresenta. Ogni termine al suo interno contribuisce a caratterizzare e a raccontare l’essenza vibrante e unica di Napoli, riflettendo la sua cultura, la sua storia e le sue tradizioni.
E i lemmi in questione si incontrano e si incrociano a formare delle espressioni assolutamente inscindibili da Parthenope, le quali riescono a narrare eventi della vita quotidiana come fossero creati appositamente per ognuno di essi. Tra queste, figura inevitabilmente “Me staje tirann ‘e pier”.
Me staje tirann ‘e pier, la traduzione letterale
L’espressione napoletana “Me staje tirann ‘e pier” è una frase colloquiale ricca di significato e tradizione, ampiamente utilizzata nel dialetto napoletano. Tradotta letteralmente, significa “Mi stai tirando i piedi”, ma il suo significato idiomatico va ben oltre la traduzione letterale.
San Gennaro: non solo il santo protettore dei napoletaniSignificato del modo di dire a Napoli
Il modo di dire “Me staje tirann ‘e pier” ha una radice culturale molto forte e si confà a un elemento estremamente caratteristico della città. Si tratta della fortuna.
Difatti, viene utilizzato per indicare che qualcuno sta portando sfortuna o sta facendo il malocchio. Lo si utilizza per sottolineare che le azioni o le parole di una persona stanno causando eventi negativi o influenze sfavorevoli. Si tira in ballo addirittura la morte, attraverso questa espressione. I piedi tirati sono infatti un richiamo alla morte ormai avvenuta, per cui tirare i piedi sottolinea un’azione negativa che procurerebbe addirittura l’avvicinamento alla morte.
Quando si usa “Me staje tirann ‘e pier” a Napoli?
“Me staje tirann ‘e pier” è spesso usata in contesti familiari o tra amici, di solito con un tono leggero o scherzoso. Ad esempio, se qualcuno parla troppo spesso di eventi negativi o si lamenta costantemente, potrebbe sentirsi dire questa frase come una sorta di avvertimento bonario. Nonostante il tono spesso scherzoso, l’espressione può anche essere usata in modo più serio per indicare vero timore o preoccupazione per la sfortuna, soprattutto nei casi in cui ci si riferisce a persone con le quali non vi è un legame profondo, familiare o amicale, ma piuttosto una rivalità, un’avversità più o meno latente.