La Capera a Napoli: simbolo di un’emancipazione tutta al femminile
La capera non si limitava alle semplici acconciature ma spesso dava consigli medici, consigli personali e all'occorrenza anche numeri a lotto.
La Capera, simbolo della tradizione napoletana, appartiene alla categorie dei mestieri che si diffusero a partire dall’800 nella città di Napoli.
Chi era la Capera a Napoli
La Capera non era altro che una parrucchiera a domicilio, che lavorava tutto il giorno e andava da una casa ad un’altra – dalla più altolocata alla più umile – per sistemare i capelli di clienti sempre più esigenti, che volevano seguire la moda.
"Nun me firo", uno stato d'animo a NapoliQuesta donna è una figura che fin da subito trasuda emancipazione. La capera infatti era una donna indipendente che grazie al suo lavoro, poteva non solo mantenere se stessa, ma anche la sua famiglia. Questo lavoro che veniva tramandato da madre in figlia. Oltre ad essere una donna emancipata, la capera era anche una donna versatile poiché sapeva adattarsi ad ogni tipo di ambiente. Nelle case di signore altolocate, per esempio il suo vestiario era decisamente più curato, come anche il suo linguaggio decisamente meno dialettale e più forbito.
I suoi strumenti di lavoro erano per lo più utensili semplici come: mollette, forcine d’osso, particolari pinze che una volta riscaldate venivano utilizzate per lisciare o arricciare i capelli a seconda dei gusti delle clienti.
Ditelo alla capera!
Questo tipo di mestiere non si limitava alle semplici acconciature, la capera infatti dava non solo consigli di moda ma spesso consigli medici, consigli personali e all’occorrenza anche numeri a lotto.
Alcune, per guadagnare qualche soldo in più, si dedicavano anche alla magia, dimostrando anche “poteri da fattucchiera”: sortilegi d’amore, pozioni commissionate da giovani ragazzi per far innamorare ignare fanciulle, prelevando ciocche di capelli a loro insaputa.
L’aspetto più innovativo di questo mestiere, però, era sicuramente l’intrattenimento. Nell’accezione classica, una capera oltre a saper sistemare i capelli, doveva tener aggiornate le sue clienti con i pettegolezzi riguardanti le persone del quartiere, di cui veniva a conoscenza durante il lavoro. La capera era una buona ascoltatrice, anzi un vero e proprio confessore, che però aveva un piccolo difetto: quello di non mantenere i segreti che le venivano confidati, che puntualmente raccontava di casa in casa.
Per questo motivo, nel dialetto napoletano – anche di uso corrente – quando si dà della capera ad una donna, lo si fa in accezione dispregiativa per sottolineare la sua indole pettegola.