Tattoo Records chiude dopo 42 anni, il proprietario: “Mi sono battuto come un leone per non fallire”
"Me ne vado indignato, braccato da pizzerie, panini e spritz che si sono incollati al mio negozio": la testimonianza del proprietario di Tattoo Records.
Napoli, dopo ben 42 anni di attività chiude Tattoo Records, lo storico negozio di vinili di Piazzetta Nilo, nel cuore del centro storico. Fanpage.it ha intervistato Enzo Pone, proprietario del vinil shop più famoso di Napoli che presto chiuderà i battenti. La città, ormai assediata dai turisti e da attività commerciali a loro rivolte, rende la sopravvivenza delle storiche attività di quartiere sempre più difficile.
Chiude Tattoo Records dopo oltre 40 anni: un’altra vittima della turistificazione selvaggia
Un mese fa venivamo a conoscenza della chiusura di uno dei luoghi simbolo del centro storico di Napoli: Tatto Records, il regno dei dischi a Piazzetta Nilo. Il triste annuncio è giunto dagli stessi proprietari tramite un post sulla loro pagina Facebook: “A tutte le migliaia di persone e a tutti gli amici che in questi 42 anni hanno condiviso questa esperienza umana e professionale unica e incredibile: il 15 ottobre sarà l’ultimo giorno di lavoro del nostro negozio“.
Webuild, scuola di formazione e 1500 assunzioni in 3 anni in CampaniaIl negozio, come spiegano i proprietari, chiuderà non solo a causa dell’età avanzata del proprietario Enzo Pone, ma anche perché i ritmi della turistificazione a Napoli sono sempre più asfissianti per le piccole attività commerciali di quartiere che propongono un prodotto diverso da una pizza o uno spritz. Pone rinuncia al negozio, ma non alla sua attività: continuerà, infatti, a vendere dischi online, coinvolgendo quella fetta di pubblico interessata a perpetuare la tradizione della musica in vinile.
La redazione di Fanpage.it si è recata in loco e ha realizzato un servizio con la testimonianza di Pone: “Me ne vado indignato, braccato dai tavolini delle pizzerie, dai panini e dagli spritz che si sono incollati al mio negozio: una Coca Cola ha un ricarico del 300%, un disco non supera il 30%, quindi il business diventa sostenibile solo se puoi puntare sulla quantità, come accadeva negli anni ’80 e ’90, quando vendevamo centinaia di dischi al giorno“.
“Adesso è diventato insostenibile e io non ho i muscoli per affrontare questa realtà“: la realtà di cui parla il proprietario del vinil shop è data non solo dalla turistificazione, che privilegia attività di consumo, ma anche dal dato di fatto che oggi il vinile sia sì tornato di moda, ma come un prodotto d’élite, con prezzi che spesso non sono più così abbordabili per i giovani. Tutto ciò si aggiunge alla complessità che c’è dietro il traino di un’attività storica come quella di Tattoo Records.
Pone ricorda gli anni ’90 e le prime crisi della musica in vinile: “Ho dovuto lottare come un leone per non chiudere, aprendo al mercato dell’usato, organizzando concerti ed eventi. Continueremo la vendita online, offrendo prodotti selezionati per chi è in grado veramente di apprezzarli“.