Geolier e il testo della discordia: “Scrivo in napoletano come lo parlo”
Sanremo 2024, polemiche ancor prima dell'avvio ufficiale della kermesse. L'ultima riguarda Geolier e il suo testo in napoletano "scorretto", ma il rapper non ci sta e si difende.
Sanremo 2024, via alle polemiche ancor prima di iniziare. L’argomento più caldo delle ultime ore riguarda sicuramente Geolier, rapper partenopeo originario di Secondigliano, e il testo della sua canzone in napoletano. Un napoletano decisamente poco fedele a quelle che sono le regole della sintassi e della grammatica, secondo gli intellettuali e i puristi. Ma Emanuele (nome all’anagrafe di Geolier, ndr) non ci sta e prova a spiegare il suo punto di vista.
Geolier e il napoletano stroncato
“È una lingua antica e bellissima, con la quale sono stati scritti capolavori immensi. È un patrimonio comune, ha un suono meraviglioso, non merita questo strazio“, ha detto Maurizio Di Giovanni – che, tra le altre cose, è presidente del Comitato tecnico scientifico per la tutela della lingua napoletana – commentando la trascrizione di “I p’me tu p’te“, il brano Sanremese di Geolier. Ma non è stato l’unico ad essere così categorico: “il testo è scritto in congolese stretto“, ha ironizzato l’attore partenopeo Gianfranco Gallo. Dello stesso parere, Angelo Forgione: “Vocali sparite, totale assenza di raddoppio fonosintattico delle consonanti, segni di elisione inesistenti, o inventati dove non ci vogliono”. Una rappresentanza di neoborbonici ha addirittura inviato a Geolier la trascrizione del testo in napoletano corretto.
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E se gli “intellettuali” sono inflessibili, il popolo napoletano si divide tra chi crede sia giusto contestualizzare il testo ed adattarlo ai tempi che corrono e chi crede che la lingua napoletana sia intoccabile. Ma come si difende Emanuele dal canto suo?
In un’intervista rilasciata a Federico Vacalebre per Il Mattino, Geolier ha fornito la sua spiegazione, che sembra effettivamente avere un senso: “Sono dispiaciuto. Ripartiamo dall’inizio: mi chiamo Emanuele Palumbo, ho 23 anni e vengo da Secondigliano. Il pezzo di Sanremo l’ho scritto come tutti i miei precedenti“, ha esordito l’artista, aggiungendo: “È il mio dialetto, è il mio rap e sembra mi capiscano, non solo a Secondigliano, non solo a Napoli, non solo in Campania. Nel mio flow, magari un po’ rionale, le vocali sono poche, le parole vengono triturate per correre veloci, per seguire il ritmo, il flusso. L’hip hop è slang, gergo, linguaggio di strada, anche nello scrivere ne devi rispettare le radici“.
Uno slang che difficilmente può assecondare le abitudini del napoletano classico: “Quando scrivo tutti i miei testi non posso che mettere nero su bianco il napoletano così come lo parlo. Noi l’abbiamo imparato come tutti per strada, in famiglia e parlando tra amici. Ogni lingua si trasforma ed è bello che la mia generazione senta forte il richiamo del dialetto e che si esprima in napoletano tutti i giorni. Il mio obiettivo adesso è salire sul palco dell’Ariston e riuscire a far cantare tutta l’Italia in napoletano“, conclude Geolier.