Il “vascio” , un luogo iconico di Napoli tra storia e rappresentazione
Da luogo di degrado a simbolo architettonico alla moda, il "vascio" è un luogo iconico di Napoli. La sua riconversione simboleggia riscatto.
Camminare per Napoli è un’esperienza suggestiva che regala spunti sempre nuovi sul patrimonio storico, artistico e culturale di questa città. Soprattutto il centro storico, nel suo brulicare di vicoletti stretti e di vita vissuta, racchiude luoghi iconici come i “vasci”. Ma cos’è esattamente un “vascio” e com’è cambiato il suo valore di luogo iconico a Napoli?
Struttura del vascio
Tradotto in italiano “basso”, questo termine indica un locale composto da uno o due vani, posti allo stesso livello della strada o leggermente sotto di essa. I bassi sono spesso utilizzati come abitazioni. Nessuno dei centimetri che li compone viene lasciato inutilizzato. Anche il marciapiede antistante il locale diventa un’estensione stessa dell’abitazione. Esso può diventare un balcone, un salottino per comunicare con gli abitanti dei bassi adiacenti e condividere il rituale del caffè o essere occupato da uno stendino per il bucato appena lavato.
Weekend a Napoli, gli eventi più belli in città dall'1 al 3 marzo 2024Non disponendo in genere di finestre, l’unica apertura del vascio è costituita dalla porta. Questa viene tenuta spesso aperta, proiettando la vita di chi vi abita in strada. Risulta praticamente impossibile non guardare e non essere guardati. Si crea un un gioco di ruoli per cui, chi abita nel vascio e chi vi passa davanti, sono allo stesso tempo attori e spettatori di quanto vi accade. L’affaccio sulla strada richiede anche particolare attenzione agli aspetti decorativi. Non capita di rado di trovare in prossimità dell’entrata piante, statuette, altarini o edicole votive che rendono queste abitazioni di stile barocco.
Il “vascio” : luogo iconico tra storia e cultura
I primi riferimenti letterari risalgono al Decamerone di Boccaccio. Si ritiene, infatti, che nel XIV secolo i regnanti Spagnoli decisero di dare una battuta d’arresto al processo di inurbamento per far fronte allo spopolamento delle campagne. Non trovando più case da abitare, coloro che si erano ormai trasferiti ripiegarono su questa sistemazione. Nell’800 chiari riferimenti ai vasci si trovano sia documenti ufficiali che nei testi dello scrittore Antonio Ranieri. È da subito evidente la perfetta corrispondenza tra la struttura dei vasci, ubicati ai piani inferiori di palazzi anche signorili, ed il ceto sociale basso di coloro che li abitano. Inoltre, il basso è abitazione, ma anche fabbrica, bottega, luogo di lavoro per tutti gli artigiani che vi portano avanti le loro attività commerciali. Nasce da qui l’espressione dialettale “fare casa e puteca”, tradotto “fare casa e bottega”.
Ne Il Ventre di Napoli, Matilde Serao denuncia il disagio e le condizioni di degrado dei bassi napoletani, caratterizzati da soffitti bassi, umidità e scarse condizioni di igiene. Emerge così la necessità di avviare un’opera di risanamento. Tuttavia, nonostante le difficoltà, l’umanità ricca di sentimenti che contraddistingue il popolo napoletano unita all’iconicità innegabile dei vasci ha fornito spunti al teatro di Raffaele Viviani ed Eduardo de Filippo. Entrambi celebrano il fascino dei vasci, da sempre luoghi di vita vissuta, realtà e folklore.
Riconversione e riscatto del “vascio”
Con il processo di riconversione dei vasci, non solo dal punto di vista strutturale ma anche di risanamento, finalmente questi luoghi hanno avuto il riscatto che meritavano. Da espressione di decadenza ed edilizia degradante, stanno oggi diventando icone architettoniche di moda. Molti bassi napoletani sono infatti stati riconvertiti in B&B e ristoranti. I loro avventori hanno così la fortuna di vivere un’esperienza immersi tra la storia e la cultura della città di Napoli. Per i vasci, una riconversione che sa di riscatto. Per la città, una rinascita economica che va di pari passo con la riscoperta culturale.