Chi è la Vaiassa? Storia e significato dell’incomparabile termine napoletano
Cosa si intende per vaiassa a Napoli? E da dove nasce questo termine?
La lingua napoletana non è poi solo napoletana. Il suo essere così rigogliosa, così colorita e così peculiare, fa sì che molti degli innumerevoli termini che vanno a costituirla diventino familiari anche per coloro i quali non bazzicano la terra campana.
Ci sono parole che sono infatti facilmente attribuibili alla culla del Vesuvio, anche da persone che le strade del vulcano in questione non le battono poi così frequentemente. Ce ne sono a bizzeffe. E tra queste è impossibile non annoverare un vocabolo: Vaiassa.
"Me pare 'a trummetta a Vicaria": storia di un'espressione particolareChi è la Vaiassa a Napoli
Vaiassa, anche scritto vajassa, è un termine intriso di napoletanità. Nasce infatti proprio nella lingua napoletana ed è strettamente legato alla cultura di questa zona. Come spesso accade con le parole o con i modi di dire di questa regione, il significato attribuito alla parola vaiassa è stato esteso, col passar del tempo, pur mantenendo salde le sue fondamenta.
Agli albori del termine vaiassa
La storia dietro la parola e il concetto di vaiassa è lunga e, come è spesso accaduto nel passato napoletano, è intrisa delle influenze dei popoli coi quali la città si è interfacciata. Infatti, secondo quanto sostenuto nel suo famoso Vocabolario da Ferdinando Galiani, abate ed economista trapiantato a Napoli, la nascita della parola sarebbe strettamente collegata alla lingua araba.
“Vaiassa”, serva di Casa. Viene dall’arabo, nella qual lingua “bagasch” significava lo stesso. Nel dialetto toscano e genovese “bagascia” è preso in mala parte, in senso, cioè, di “donna disonesta“. Ma nel napoletano non è mai presa la voce “vaiassa” in questo significato, ma soltanto di “serva”.
Sviluppi del termine vaiassa
Col passar dei secoli, vaiassa vide il suo significato esteso, principalmente in un determinato contesto. La malavita napoletana iniziò infatti a utilizzare la parola in questione per riferirsi a una donna di facili costumi.
L’estensione del popolo
Il popolo napoletano ha invece esteso il significato di vaiassa partendo dai pregiudizi legati all’antica figura della serva. La vaiassa è, infatti, per i più, una persona di un rango non alto, una donna rumorosa, avvezza alla poca eleganza.
Nel 1612 Giulio Cesare Cortese pubblicò un poemetto eroicomico in lingua napoletana, dal titolo “Vaiasseide”. I cinque canti in ottava rima hanno per argomento le vicissitudini amorose cui vanno incontro tre servette, Renza, Preziosa e Carmosina, alle quali i padroni negano la possibilità di contrarre matrimonio con i loro innamorati. Il poemetto non è tanto famoso per la trama quanto per la descrizione realistica della vivace e chiassosa società napoletana del ‘600.