La Cazzimma spiegata a chi non è di Napoli
Lo sappiamo che sapete già cosa significa cazzimma, ma ai non napoletani non ci pensate? Ecco la spiegazione accurata del termine per tutti i non autoctoni!
La Cazzimma a Napoli, che cos’é? Tema difficile e spinoso. Ricco di contraddizioni e su cui già molte persone hanno espresso il loro parere e hanno costruito una larga sequela di umorismi (a volte un po’ ridondanti).
Dare una definizione univoca della parola cazzimma non è semplice, la parola entra a pieno titolo nello sconfinato novero di parole intraducibili in italiano, per le quali vi consigliamo vivamente di leggere quest’altro piccolo spunto.
Napoli, una città che dell'"ammappuciato" ha fatto il suo stile di vitaIl significato letterale di Cazzimma
Ad ogni napoletano è ben chiaro il suo significato del termine cazzimma.
La cazzimma comprende un mix di concetti che vanno dall’audacia, all’astuzia, all’autorità, ma anche un pizzico di malvagità, e magari di perfidia ai danni di qualcuno, al fine di ottenere un proprio tornaconto.
Vedete di quante parole c’è stato bisogno per cercare di avvicinarsi lontanamente al significato originale della parola Cazzimma? E non è detto che ci siamo riusciti.
Si rende quindi necessario fornire una definizione precisa ai non autoctoni che si imbattono nella lettura o nell’ascolto della parola cazzimma e dei suoi derivati (come cazzimmuso, ad esempio).
La cazzimma nella cultura napoletana
Dove troviamo questa mirabile parola nella cultura napoletana? Ad esempio, nella celebre canzone di Pino Daniele A me me piace ‘o blues contenuta nell’album Nero a metà (disco leggendario e imprescindibile nella collezione discografica di ogni partenopeo) che recita: «Tengo a cazzimma e faccio tutto quello che mi va».
Dal momento che Nero a metà di certo non l’hanno ascoltato solo i cittadini di Napoli, a Pino Daniele fu chiesto il significato di questo criptico e misterioso vocabolo e la risposta del cantautore fu questa:
“Già, “’a cazzimma”. Chi non è napoletano e non ha mai avuto modo di sentire questo termine, si chiederà giustamente di che si tratti. Ebbe’, “cazzimma” è un neologismo dialettale molto in voga negli ultimi tempi. Designa la furbizia accentuata, la pratica costante di attingere acqua per il proprio mulino, in qualunque momento e situazione, magari anche sfruttando i propri amici più intimi, i propri parenti […]. È l’attitudine a cercare e trovare, d’istinto, sempre e comunque, il proprio tornaconto, dai grandi affari o business fino alle schermaglie meschine per chi deve pagare il pranzo o il caffè”
(P. Daniele, Storie e poesie di un mascalzone latino, Napoli, Pironti, 1994, pp. 52-53).
Cazzimma: accezione positiva o negativa?
La cazzimma, quindi, può colorarsi di una sfumatura sia negativa sia positiva, a seconda dei casi.
A qualcuno possiamo dire “Uà e che cazzimma che tien’!” se ha agito in modo scorretto nei nostri confronti. Così facendo, ci lamentiamo di un comportamento che si è consumato ai nostri danni e che non ci saremmo aspettati da lui, se è nostro amico o se riponevamo fiducia in lui.
Ma ancora, se ad un nostro collega di lavoro o anche ad un nostro amico, vorremo consigliare (nella speranza che ce lo abbia chiesto lui e non ci staremmo facendo beatamente i fatti suoi) di prendere di petto la situazione, di rispondere alle accuse o alle offese di qualcuno, di reagire finalmente ai soprusi di un partner o del proprio capo, potremo dire: “Tu devi cacciare un po’ di cazzimma” . Qui, la parola si colora anche di attributi positivi, non tanto di crudeltà ma di scaltrezza, di sicurezza di sé e capacità di cavarsela.
Se avete notato, cambia anche il verbo che accompagna il sostantivo. Se la si “caccia”, il significato nascosto è che la natura della persona cui si riferisce sia buona, docile e che però, ad un certo punto nella vita, si renda necessario tirare fuori gli artigli e difendersi.
Se la si “tiene”, allora è meglio non fidarsi tanto della persona cui si sta riferendo, la quale per proprio tornaconto potrebbe facilmente approfittarsi di noi.