Taverna La Riggiola, cucina a chilometro zero nel cuore di Chiaia
Nuovo corso per lo storico locale del patron Pietro Micillo, con la direzione della cucina affidata al giovane talento Marco Montella.

La Riggiola si rinnova, con un progetto di palingenesi creativa e organizzativa, che valorizzi l’identità primigenia del luogo e le materie prime impiegate. Il sostrato è sempre incentrato sull’identità dell’owner Pietro Micillo – fine selezionatore e imprenditore agricolo, “neo-borbonico” profondo conoscitore del retaggio gastronomico regionale – ora affiancato dall’executive chef Marco Montella, Marcello Cenere nella qualità di sous-chef, in sala il maitre e sommelier Fabio Di Costanzo.
La sinergia è quella giusta, se pensiamo che l’azienda agricola dei Micillo è nata nel 1892, dunque arrivata alla quarta generazione, che il nipote Massimo del Pezzo – figlio della sorella di Pietro – produce vini nella tenuta in Mellizzano (Benevento), e che pertanto il locale rappresenta la loro “propaggine” d’accoglienza. Dirimenti, per lo chef Montella originario del quartiere Sanità, le esperienze all’estero e soprattutto quella in Sardegna, prima nel rientro nei luoghi aviti: grande attenzione all’equilibrio di sapori e consistenze, alla valorizzazione del vegetale, con focus incentrato su pesce anche “povero” come palamita e sgombro – purchè rigorosamente stagionale – largo impiego del quinto quarto, infine serate tematiche volte alla divulgazione della cultura eno-gastronomica tout-court.
Cosa vedere alla Sanità: I 7 luoghi imperdibili da visitareGli assaggi della serata – nel corso della degustazione – confermano pienamente le impressioni derivanti dal nuovo assetto organizzativo: come appetizer il tris “tartare di pescato del giorno, sfogliata riccia salata con friarielli e pizzetta fritta” è convincente, in pairing lo spumante brut dell’azienda irpina Tenuta Del Meriggio, metodo charmat di Coda Di Volpe.
Si continua con le “fettuccine fatte a mano con asparagi e pancetta croccante, mantecata con burro salato e caciocavallo silano stagionato in grotta” – a mio avviso un “signature dish” del locale – seguito dal convincente tris di mare “seppia marinata, mazzancolle al brandy, pesce azzurro affumicato a freddo con salsa teriyaki”, in pairing la Falanghina dell’azienda “collaterale” familiare di cui sopra, Santo Spirito, ubicata in Mellizzano.
Concludiamo con il dessert – caprese home-made – sul quale assaggiamo il leggendario Nocillo con ricetta esclusiva del titolare, pochissime bottiglie di produzione familiare con un’estrazione massima e di grande finezza, preparato personalmente da Micillo a partire dal 24 Giugno, giorno di San Giovanni.

