Perché su molte confezioni di wafer leggiamo la dicitura “Napolitaner”?

Cosa c'entriamo noi con il tipico dolce commercializzato in Austria? C'entriamo eccome e c'è un motivo di orgoglio nella dicitura Neapolitan wafer!

Arte e Cultura
Articolo di , 27 Set 2023
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Foto Shutterstock

Vi sarà sicuramente capitato di leggere, su qualche confezione di wafer – acquistata all’autogrill o al supermercato – la dicitura “neapolitan wafer” per indicare il gusto alla nocciola di questo gustosissimo snack dolce.

E che c’entra Napoli con il wafer, che ha origine austriaca? Esce fuori che ce lo siamo inventati noi, oppure è solo un caso e Napoli non c’entra niente? La verità, spesso, sta nel mezzo ed anche in questo caso non è vera né l’una né l’altra cosa. 

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Un po’ di storia dei wafer napolitaner

Torniamo indietro nei secoli. Il  wafer viene prodotto per la prima volta su scala industriale in Austria, nel 1898, dall’azienda Manner, ma trova i suoi natali molto prima nel tempo. Addirittura già a fine epoca medievale era già noto.

Cionondimeno l’origine della parola neapolitan, peraltro il primo tipo di prodotto commercializzato aveva questo nome, ha una storia legata al nostro territorio e riguarda un’ingrediente della preparazione: la nocciola.

Sin dall’antichità (parliamo già dell’epoca della dominazione romana), la nocciola era chiamata, in latino nux avellana, ossia noce di Avella. Questo piccolo paesino in provincia di Avellino, ai piedi dell’Appennino, era già famosa per la produzione della nocciola di migliore qualità. Non è un caso che in spagnolo, la nocciola si chiami  avellana”. 

Insomma, la fama di questo piccolo paesino, ha dato origine al nome con cui mezza Europa chiama questo tipo di frutta secca.

Come mai, però, Joseph Manner, decise di chiamare questo snack col nome di neapolitan wafer?

Solo per fare un omaggio? Non proprio.

Neapolitan wafer come sinonimo di eccellenza

Si trattava pur sempre di marketing. E la dicitura napolitaner  era indice, secondo il produttore, della qualità degli ingredienti utilizzati. Insomma, voleva significare: non ho scelto una nocciola qualsiasi, ho scelto la migliore, quella napoletana.

D’altra parte, per quanto siano buone ad esempio le arachidi, di origini americane, la popolazione napoletana ha ben altra considerazione della reputazione della nocciola classica. Se la nocciolina riveste, per l’appunto, una funzione quasi minore, da aperitivo neanche troppo di qualità, la nostra nocciola è considerata ingrediente fondamentale di preparazioni iconiche e leggendarie: la caprese, la nutella, il torrone. 

Insomma una considerazione su tutt’altro livello, rispetto ad un prodotto che in tutto il mondo (anche in America dove, appresso alla dicitura di Manner, anche il gelato a nocciola è stato chiamato neapolitan ice cream) è riconosciuto come orgoglioso e motivo di vanto, del tutto legittimo.

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