Miseria e Nobiltà al San Ferdinando: si ride, si sorride e si riflette con Arturo Cirillo
Miseria e Nobiltà con la regia di Arturo Cirillo è in scena in questi giorni al teatro San Ferdinando. Il regista, vulcanico, sognatore, esteta, si confronta con il celebre testo di E. Scarpetta in maniera quasi eroica se si considera che Miseria e Nobiltà è uno dei testi più noti del drammaturgo grazie sopratutto alla celebre versione cinematografica interpretata da Totò. Ma non è questo il modello che ha in mente Cirillo, come lui stesso dichiara. Ed in effetti, assistendo allo spettacolo del San Ferdinando nulla potrebbe essere più lontano. Il lavoro di Cirillo non solo non vuole competere in nessun caso con il film, senza averne peraltro motivo trattandosi comunque di due linguaggi diversi, ma nemmeno lo fa rimpiangere, anzi, tutt’altro.
L’intento dichiarato dal regista in conferenza stampa era quello in primo luogo di ripartire dal testo di Scarpetta e tirar fuori l’aspetto del dramma, attualissimo, della fame, della Miseria. Ed in questo riesce benissimo, sottolineando con la sua nota maestria momenti chiave della storia, grazie a gesti rallentati, le luci grevi, disegnate ad arte da Mario Loprevite. Con questa operazione Cirillo scopre l’aspetto sociale e psicologico della commedia di Scarpetta, porta lo spettatore lì dove vuole, a far percepire al pubblico la vera fame che sentono i personaggi e la falsa nobiltà, la nobiltà immaginata che tutto sommato è essa stessa miseria. A tratti, tuttavia, ma solo chi di teatro ne ha visto tanto, non può che rimanere perplesso e chiedersi perché questa sua operazione resti più che altro formale e non si sia scelto anche di ripulire la messa in scena da molti aspetti tipici della scarpettiana classica come certe entrate in scena o perché non si sia portato fino in fondo in questa direzione l’interpretazione degli attori che a volte e sopratutto la stessa interpretazione di Cirillo resta maggiormente nella direzione della farsa, della commedia.
NAlbero da record, incassi e visite da capogiro in soli quindici giorniDurante la rappresentazione di questo Miseria e Nobiltà si ride con tempi comici perfetti, lo spettacolo non perde un colpo, si muove come una macchina perfetta e alla prima strappa più di un applauso anche ad un pubblico di giovanissimi per lo più intenti a confrontarsi con il cellulare. Ma quello che emerge chiaramente accanto alla comicità ed al dramma della miseria è che la nobiltà di fatto non esiste o comunque ce n’è davvero ben poca: la nobiltà di Bebè, il Marchese Ottavio Favetti, interpretato da Rosario Giglio, che è in fondo un povero diavolo, ma anche povero sul serio poichè dipende economicamente dalla famiglia; la nobiltà immaginata di Gaetano, il cuoco, interpretato dallo stesso Cirillo; la nobiltà finta interpretata per un inganno d’amore da Concetta, una bravissima Sabrina Scuccimarra, da Pasquale, un insuperabile Giovanni Ludeno e da Felice, i cui panni veste il bravo Tonino Taiuti.
Ma non c’è solo questo, perché ancora dal testo di Scarpetta Arturo Cirillo recupera, in tutta la sua brutalità, il dramma della paternità di Felice, prima perduta per la fuga di Peppeniello, il giovane Emanuele D’Errico, che scappa di casa cacciato da una famiglia che non può provvedere a lui e poi ritrovata proprio alla fine dello spettacolo che si chiude con un abbracio che è pace, che è famiglia, che è superamento delle difficoltà sociali ed economiche in nome di una ritrovata armonia.
La recensione è stata scritta grazie alla consulenza ed al confronto con Nico Ciliberti attore e regista, che si ringrazia per la cortesia.
Informazioni
Dove: Teatro San Ferdinando
Quando: 21, 23, 27, 28, 30 dic. e 3 gen. ore 21.00; 22, 29 dic. e 4 e 5 gen. ore 17.00; 25, 26 dic. e 7 gennaio ore 19.00; 1 e 8 gen. ore 18.00
Info: www. teatrostabilenapoli.it
biglietteria: tel 081.292030 / 081.291878
Foto di scena Marco Ghidelli.

