“Salotti Napoletani”: riflettere sui problemi della città e sulle sue necessità senza smettere di immaginare

Il marciapiede, le strade di Napoli, i porticati dei palazzi, sono dei microcosmi che volendo si possono abitare, per un momento o per delle ore, e - volendo - vi si può anche “so-stare” a riflettere, immaginare, considerare. Vediamo come farlo a patire dai rifiuti urbani con “Salotti Napoletani”.

Arte e Cultura
Articolo di , 10 Mar 2025
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“Mi diverte dire che puoi capire tanto da un rifiuto, anche nel posto in cui lo trovi e soprattutto nel periodo in cui lo trovi. Perché questo racconto, questa pagina (“Salotti napoletani”), che poi è diventata una collezione di immagini, è una lettura del territorio, dei suoi rifiuti e dei cambiamenti dei quartieri.

Per Alessandra Mustilli, architetta e fotografa napoletana, riflettere sul salotto (divano o mobilio) abbandonato per strada significa fare una lettura del territorio a differenti scale dello spazio urbano, attraverso la quale ragionare su come l’appropriarsi dello spazio urbano da parte di mobili abbandonati possa evidenziare problemi della città, alcune sue ignorate necessità e possa anche portare la mente verso qualche fantasticheria.

Abbiamo così chiacchierato su “Salotti Napoletani”, la pagina Instagram che Alessandra ha fondato e aperto qualche anno fa, tra il 2019 e il 2020, quando fu catturata da un riferimento familiare per strada, rintracciato in un divano abbandonato. Di seguito l’intervista.

Il primo salotto che hai trovato per strada ti ha colpito perché era un riferimento familiare: cosa ha smosso quel divano destinato alla fine?

Il primo salotto che ho trovato fu una copia del divano che c’era a casa dei miei genitori, su cui io sono cresciuta. Era un divano abbandonato, con la stessa fantasia, gli stessi colori, stessa tappezzeria, una tappezzeria di San Lucio vecchissima, che rivederla in quello stato mi ha portato a riflettere d’impulso sul fatto che un oggetto, che sembrava quello su cui io sono stata seduta per anni, sia stato buttato completamente per strada.

Questa lettura del territorio è stata influenzata moltissimo dalla mia esperienza a Bruxelles. Qui, anni prima dell’apertura della pagina, avevo notato la pratica comune di lasciare e abbandonare i propri oggetti di casa agli angoli delle strade, per permettere a qualcun altro di prenderli, come una forma di riciclo. 

Questi pensieri devono essersi fusi fin quando poi non mi sono trovata, facendo invece un salto in avanti, un pomeriggio a chiacchierare con un amico e a guardare ironicamente questo divano, broccato, stupendo, meraviglioso, che faceva palesemente parte di una bella casa, chiedendoci: quante storie potrebbe raccontare? Quante cose potrebbe dire? Quante cose ha visto e ora invece giace così, devastato, sulla strada, in attesa di essere distrutto, portato dall’ASIA Napoli a diventare maceria?

Mi hai raccontato di come “Salotti napoletani” ti abbia aiutato ad individuare i problemi legati allo spazio urbano della nostra città: ti va di sottolinearne alcuni? 

Sicuramente in questi ultimi 5 anni è stato anche il momento in cui abbiamo visto Napoli cambiare di più. In alcune zone questo cambiamento era più evidente perché in certi punti era un continuo accumularsi di rifiuti; poi, ovviamente a posteriori, è stato facile capire che quelle foto che i followers della pagina mi inviavano ritraevano rifiuti provenienti dalle famose case svuotate per i turisti. 

“Salotti Napoletani”, in fondo, mi aiuta a vedere quali sono i problemi della città. Cioè quanto sono sensibili i cittadini al sistema dello sgombero dei rifiuti urbani da parte dell’ASIA Napoli, che è comunque un sistema un po’ lento e obsoleto.

Il “potersi appropriare della strada”, la lettura più poetica: raccontaci. 

Questa è la lettura secondo me più interessante, che è anche quella più poetica: cioè il fatto di potersi appropriare della strada. Mi spiego: a volte questi salotti, questi angoli, questo arredamento urbano spontaneo è come se mi suggerisse, mi facesse vedere, mi evidenziasse dei luoghi dove per esempio noi non sostiamo, che non osserviamo, oppure in cui non abbiamo abbastanza panchine. 

Tutto ciò ti fa capire che, a volte, un divano messo in un vicolo quasi quasi ci starebbe proprio bene! Ci starebbe bene per la sua funzione, cioè permetterebbe di sedersi in un vicolo a guardare il passeggio. Questa è una cosa che abbiamo abbastanza perso soprattutto in centro a Napoli, dove non ti puoi sedere perché la città non è tanto arredata pubblicamente. Di bar e ristoranti ne abbiamo quanti ne vuoi, ma ricordiamo sempre che sul lungomare non c’è una panchina, che per me è la cosa più assurda. 

In definitiva, il punto è sempre: trovare un modo nuovo. Ed è questo l’intento di “Salotti napoletani”, una pagina Instagram che mette insieme tutti gli scatti di mobilio – ancora raffinato o completamente rovinato – gettato in strada, pronto al ritiro, pronto alla fine, collezionando in un unico “album” gesti, foto, pensieri e riflessioni di tutti coloro che spontaneamente (e con leggerezza) fanno parte di questo progetto.

“Salotti napoletani” è un tentativo di guardare la città, un tipo di analisi che si può fare solo perché è un progetto corale, che si autoalimenta. Salotti non sarebbe durato 5 anni se non ci fossero tante persone che hanno iniziato a vedere la città come me. Cioè guardare arredi della strada come degli spunti.

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