Il Martirio di sant’Orsola di Caravaggio: l’opera rivela tre nuove figure dopo il restauro

L’ultimo capolavoro di Caravaggio, Il Martirio di sant'Orsola, concesso in prestito dalle Gallerie d’Italia di Napoli per la mostra “Caravaggio 2025”, rivela tre nuove figure in seguito a un importante lavoro di ripulitura.

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Articolo di , 11 Mar 2025
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Il Martirio di sant'Orsola di Caravaggio, wikipedia

Il Martirio di sant’Orsola, l’ultimo dipinto di Michelangelo Merisi, è stato concesso in prestito da Intesa Sanpaolo alla mostra “Caravaggio 2025”, uno dei più significativi progetti espositivi dedicati finora all’opera del pittore italiano. La mostra è stata realizzata in occasione del Giubileo a Palazzo Barberini di Roma, e conserverà il dipinto fino al 6 luglio 2025.

In occasione di questo prestito di così grande prestigio, il quadro è stato quindi sottoposto ad un importante lavoro di ripulitura e ad una “revisione conservativa” che ha riportato alla luce l’originaria brillantezza e definizione di forme e colori. 

L’opera di restauro è stata condotta dalle restauratrici Laura Cibrario e Fabiola Jatta presso le Gallerie d’Italia situate su via Toledo, dove il dipinto è solitamente esposto perché fa parte delle collezioni di Intesa Sanpaolo. Durante questa fase di “messa a nuovo”, ciò che ha suscitato una maggiore emozione è stata proprio la rivelazione di tre nuove figure nascoste nel dipinto stesso, sotto gli strati del tempo.

Tre nuovi volti emersi dagli strati del tempo

Dipinto da Caravaggio nel 1610, poco prima della sua morte, Il Martirio di sant’Orsola presenta ora – in seguito al fondamentale intervento di restauro al quale è stato sottoposto prima di essere consegnato a Palazzo Barberini – particolari inediti che sono stati riportati alla luce, come i tre nuovi volti che aggiungono ulteriore profondità a un’opera già fortemente caratterizzata.

In particolare, a destra di Attila, re degli Unni (che Orsola aveva respinto), è emersa la punta del naso di un soldato e un tratto del suo elmo. Una seconda figura è probabilmente un pellegrino con un cappello, mentre al di là della testa della santa, appare un altro elmo con un’apertura per gli occhi.

In occasione della concessione alla mostra romana, è stata anche sostituita la cornice del dipinto – come comunica Intesa Sanpaolo – con una cornice seicentesca dotata della moderna tecnologia “climaframe”, che garantisce un’ottima conservazione nel tempo.

Si tratta, in definitiva, di un’affascinante scoperta di dettagli finora nascosti tra gli strati del dipinto, che il tempo ha conservato; dettagli che, grazie alla cura e alla professionalità delle restauratrici, non solo sono ora visibili, ma arricchiscono ulteriormente un’opera già colma di intensità emotiva.

La responsabilità di avere in collezione l’ultimo dipinto di Caravaggio impone il coinvolgimento dei migliori studiosi, dei massimi esperti e delle imprese private con le maggiori competenze tecniche, nella consapevolezza di prendersi cura di un pezzo di patrimonio universale. Ogni decisione è presa insieme a Sovrintendenza e Ministero. Il restauro conservativo, la cura attenta, la nuova cornice e una migliore protezione permettono al pubblico di conoscere sempre meglio il valore delle collezioni di Intesa Sanpaolo”,  (Michele Coppola, Executive Director Arte Cultura e Beni storici di Intesa Sanpaolo e Direttore Generale delle Gallerie d’Italia).

Il Martirio di sant’Orsola: la storia del dipinto 

Il Martirio di sant’Orsola – dipinto a olio su tela (143 × 180 cm) – fu commissionato a Michelangelo Merisi, alias Caravaggio, dal principe Marcantonio Doria, la cui famiglia era devota proprio a sant’Orsola. 

Si legge che Caravaggio dipinse il quadro velocemente, forse perché aveva fretta di partire per Porto Ercole, ma in quel viaggio il pittore morì e la tela, consegnata ancora fresca di vernice, venne esposta al sole e si danneggiò. 

Nel XIX secolo, il dipinto arrivò a Napoli e passò nelle mani della famiglia Doria dei principi d’Angri e, il secolo dopo, ai baroni Romani Avezzano d’Eboli. Nel 1972 fu acquistato dalla Banca Commerciale Italiana, ma inizialmente la paternità venne attribuita erroneamente a Mattia Preti. 

La sua vera paternità fu confermata solo nel 1980 grazie al ritrovamento di una lettera che menzionava Caravaggio come autore dell’opera (scritta a Napoli il 1º maggio 1610 da Lanfranco Massa, procuratore nella capitale partenopea della famiglia Doria).

Dopo vari danni subiti nel corso dei secoli, un restauro promosso dalla Banca effettuato tra il 2003 e il 2004 ha restituito il dipinto alla sua forma originaria, rivelando nuovi dettagli, tra cui un braccio teso che accentua la drammaticità della scena ed elementi scenografici contestualizzanti.

Ed è proprio questo il fascino del restauro: un intervento che non si limita a riportare alla luce ciò che è stato nascosto per secoli, ma che svela gradualmente, con delicatezza e pazienza, sempre nuovi dettagli e piccole parti dell’opera che, una volta riemersi, risultano fondamentali per una nuova comprensione della storia.

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