Le origini del famoso dolce pasquale partenopeo, la pastiera, tuttora rimangono controverse. La leccornia nostrana, in passato, simboleggiava il ritorno della primavera negli antichi riti pagani, duranti i quali le sacerdotesse della dea delle messi, Cerere, portavano in processione l’uovo simbolo della vita nascente.
SFOGLIATELLA, STORIA DI UNA PASSIONE TUTTA PARTENOPEAAlcuni sostengono che il grano o il farro misti alla ricotta dolce potrebbe avere origine dall’antico pane romano servito durante le nozze, denominato, appunto, “confarratio”. Altri, invece, dichiarano che tali focacce dolci, diffuse all’epoca di Costantino il grande, venivano preparate con il latte ed il miele che i catecumeni ricevevano al termine del battesimo nella notte di Pasqua. L’ipotesi più accreditata, però, è quella che vuole la pastiera nascere dalla quiete di un piccolo e sconosciuto monastero dove una suora volle preparare un dolce, simbolo della Resurrezione, mescolando alla bianca ricotta, intrisa del profumo dei fiori d’arancio del convento, una manciata di grano appena prelevato dalla terra e della uova, simbolo della nuova vita.
Il tutto venne bagnato dalla monaca con acqua di mille fiori, cedro e aromatiche spezie venute dall’Asia. In seguito numerosi conventi partenopei, come quello di San Gregorio Armeno, si specializzarono nella produzione del dolce che confezionavano per le mense della ricca borghesia. La pastiera può essere preparata con l’antica ricetta, cioè mescolando ala ricotta semplici uova sbattute o, seguendo una ricetta più moderna, mescolare sempre alla ricotta una densa crema pasticciera che la rende più leggera e morbida.
La vera ricetta della pastiera napoletana
MARIA ANNA FILOSA
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