Dal Cufaniello al Piett’ ‘e palummo: una rapida guida dei tuffi a Napoli
Con l'arrivo dell'estate, non possono mancare i consueti tuffi: ecco una guida dei tuffi più gettonati a Napoli!

Con l’imminente arrivo della stagione estiva (detta anche Staggione) e il rapido ripopolamento delle spiagge, non può mancare in città uno dei principali divertimenti degli “scugnizzi” napoletani: i tuffi.
Gioia e fantasia per i ragazzi, ansia e preoccupazione per bagnini e genitori. I tuffi a Napoli rappresentano emozioni contrastanti, dovute anche alle varie tipologie di tuffo, più o meno pericolose, se non eseguite nel modo corretto.
Ecco qui una rapida guida dei tuffi più diffusi e gettonati a Napoli.

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Tuffo a cufaniello (a cofanetto)
Per eseguire questo tuffo serve una buona coordinazione, poiché, bisogna assumere una posizione fetale in volo: le ginocchia devono essere portate al petto e l’intero corpo deve racchiudersi, formando un vero e proprio “cofanetto”.
Questo tuffo è riconoscibile per la grande rumorosità dell’impatto, ma soprattutto per la grande quantità di schizzi che, solitamente, urta i nervi degli inconsapevoli bagnanti.
Tuffo a bomba
È semplicemente un’esagerazione del precedente tuffo a cufaniello, con alcune sottili differenze: il maggior raccoglimento del corpo del tuffatore e la maggior potenza dello slancio.
Piett’ ‘e palummo (a petto di colombo)
Per compiere questo tuffo, i tuffatori si lanciano verso l’acqua portando avanti il pettorale, spalancando le braccia e chiudendo le gambe.
È un tuffo molto scenico, ma al tempo stesso doloroso, se chi lo esegue non è particolarmente agile.
Infatti, si corre il rischio di perdere completamente la coordinazione e di toccare l’acqua con la pancia, eseguendo così il cosiddetto “tuff e panz”(tuffo di pancia)
Tuffo a cannela ( a candela)
È il più semplice dei tuffi mostrati finora poiché, per eseguirlo basta saltare in acqua in verticale, tenendo i piedi uniti e il corpo diritto.
L’impatto è poco rumoroso. Inoltre, con questo tipo di tuffo si tende ad arrivare molto sotto la superficie. Per questo motivo, i meno pratici nelle immersioni, tendono a lanciarsi tappandosi il naso.