La zuppa inglese, un errore trasformato in un classico della pasticceria napoletana
Il tipico dolce napoletano ha un origine bizzarra, ma è uno dei simboli della capacità di arrangiarsi, da cui è derivato un classico della pasticceria nostrana.
Spesso vi abbiamo dei grandi orgogli partenopei: la nascita della prima ferrovia italiana a Napoli, ad esempio, il 3 Ottobre 1839, ma non vi abbiamo ancora raccontato tutto: anche la zuppa inglese è nata lo stesso giorno! Vi abbiamo altresì raccontato che l’operazione fu fortemente voluta da Ferdinando II di Borbone, il re delle tecnologie, con il supporto degli inglesi. In particolare delle tecnologie e di un ingegnere inglese ossia l’ingegnere Bayard.
La sera stessa, alla Reggia di Portici, Ferdinando II non aspetta tempo per organizzare un sontuoso banchetto di festeggiamento e inaugurazione, anche per ringraziare gli inglesi per l’aiuto dato. Al banchetto non può mancare, dunque l’ambasciatore inglese nel Regno di Napoli, Sir Robert Cornelis Napier.
"Avutà ‘o sciavechiello”, storia e significato del detto napoletanoAlla cucina di Ferdinando II, il re aveva dato indicazioni specifiche, soprattutto in merito al dolce che avrebbe gradito consumare e offrire all’ospite d’onore, l’ambasciatore Napier, ossia la pizza dolce (‘a pizza roce, in napoletano). Questo antico dolce napoletano, tipico della zona del salernitano ed ancora prodotto e consumato talvolta col nome di torta con il naspro, presenta queste caratteristiche:
- Forma rotonda
- Ricoperta da uno strato di glassa di zucchero fondente, detta “naspro“, arricchito con confetti di vaniglia bianchi
- Tre strati di pandispagna bagnato con uno sciroppo leggermente alcolico, con liquori come rum, alchermes, strega
- Due strati di farcitura, uno alla crema pasticcera e uno alla crema al cioccolato, ricoperto il tutto con il “naspro”
- Sapore dolce
- Consistenza cremosa e soffice
La leggenda della nascita della zuppa inglese
La leggenda vuole che il cameriere che portava su un vassoio i pan di spagna appena cotti, li fece cadere rovinosamente per terra. La rottura irreparabile dei pezzi appareva irrisolvibile. Mille pezzi impresentabili di pan di spagna ricoprivano il pavimento della cucina reale ed il panico immediatamente sommergeva cuochi e pasticcieri.
Ogni tentativo di ricostruzione del pan di spagna sembrava essere vano. Mettere assieme le parti più grandi e spesse con la spatola, utilizzare l’alchermes (di colore rosso) per uniformare colore e cercare di nascondere le fratture, aggiungere crema pasticciera per coprire il disastro. Niente, nulla sembrava funzionare.
Infine, dopo l’inguacchio, il capo pasticciere decise di coprire il composto tormentato con due dita di meringa e di metterlo in forno.
Cionondimeno, tutt’altro che fiero del risultato, chiamò il cameriere che aveva commesso la malefatta e gli disse di portare il risultato (chiamato mestamente zuppa) all’inglese, ossia all’ambasciatore Napier.
Il cameriere si recò in sala con il dolce sfortunato, ingoiando la saliva in eccesso per la paura di affrontare Ferdinando II, il quale non riconoscendo il suo dolce preferito (figurarsi provare a far fesso un re) chiese spiegazioni.
L’arte di arrangiarsi – tipicamente napoletana – si manifestò così in tutto il suo splendore: “Maestà, questo dolce è stato creato proprio apposta per il nostro ospite d’onore, la famosa zuppa inglese.”
Ecco che da un errore imperdonabile, nasce il dolce sempreverde della domenica napoletana, spesso nella forma mignon di piccola pasticceria: la zuppa inglese.