“Puozze passà p”a loggia”: storia e significato del colorito insulto napoletano
Un detto dal significato particolarmente icastico e dalla storia ricca di sfaccettature. Vi presentiamo "Puozze passà p''a loggia".
Il vocabolario napoletano custodisce l’inestimabile tradizione ed il lascito storico della Città che fu. Il passato di Partenope non è mai realmente svanito, lasciando al popolo, agli edifici e alle strade il compito di esserne testimoni e di continuare a ricordarlo attraverso tradizioni, usanze, storie e modi di dire.
Sì, perché dai detti tipici e dal loro significato trasudano le dinamiche della Napoli passata, i comportamenti e le pratiche dei suoi abitanti e, talvolta, veri e propri aneddoti determinati nel tempo.“Puozze passà p” a loggia” ne è un esempio lampante: un insulto deciso, icastico e dal significato particolarmente forte che porta con sé un curioso antefatto. Lo scopriamo nelle prossime righe.
Sebeto e Megara, una leggenda napoletana d'amore disperatoStoria e significato di “puozze passà p” a loggia”
Tradotto direttamente dal napoletano, “puozze passà p” a loggia” corrisponde a : “Che tu possa passare per la Loggia”. Sin dai primi sguardi al modo di dire, senza neanche tradurlo, si percepisce l’invito al transito in una zona specifica della città. Napoli è ben nota agli appassionati di esoterismo, misteri e corporazioni per la presenza delle Logge, come quella massonica in Galleria Umberto, ad esempio.
Ebbene, quella a cui il detto fa riferimento è la Loggia di Genova; un territorio franco per la Repubblica marinara in cui i cittadini genovesi avevano modo di auto-amministrarsi; seguendo i dettami e le regole delle loro autorità. Le Logge si affiancavano ai caratteristici Sedili in cui vigeva l’autogoverno totale.
Il luogo era situato nei pressi di via Nuova Marina e, all’epoca, veniva utilizzato come zona di transito per i cortei funebri provenienti dal centro storico e diretti ai cimiteri della periferia di Poggioreale. A questo punto, il significato di “puozze passà p” a loggia” appare chiaro. Trattasi di un singolare invito alla morte, eseguito in maniera molto velata, tanto da risultare incomprensibile anche a chi, di fatto, conosce la lingua napoletana.