Piedigrotta: storia di un affascinante quartiere e di una festa bizzarra

Arte e Cultura
Articolo di , 03 Mar 2021
1968

È impossibile trattare della storia di Napoli senza mai avvicinarsi ad uno dei quartieri più famosi e belli della città: Piedigrotta.

Chi, difatti, attraversando le strade che portano al centro storico, non si è mai incamminato nella bellezza delle strade e dei locali che accompagnano e conducono alla meravigliosa chiesa emblematica del quartiere?

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Come scrive anche Gino Doria, infatti, per molte persone, anche se non originarie della città partenopea, il nome di Piedigrotta è quasi sinonimo di Napoli. Questo perché negli anni ci siamo sempre fatti vanto della festa fatta in nome della Madonna.

La piazza del quartiere si trova proprio nelle vicinanze della grotta che collega Mergellina e Fuorigrotta, cuore pulsante e punto nevralgico per noi cittadini napoletani.

Il toponimo è da sempre legato alla festa autunnale che ha avuto largo spazio in quelle strade, un vero e proprio carnevale composto da carri allegorici e maschere spettacolari ma sorprendenti al tempo stesso.

Questa festa nel tempo ha perso la sacralità secondo la quale è stata inizialmente concepita. La ragione di tale festeggiamento è infatti legata al corteo reale che si recava a rendere omaggio alla Madonna di Piedigrotta situata all’interno dell’omonima chiesa. Ben presto però, la festa prese tutt’altra piega dando spazio alle più strabilianti libertà neopagane che avevano luogo all’interno della Grotta di Pozzuoli, un sito oggi chiuso e pieno di memorie orgiastiche. Una curiosità che riguarda questo sito è che al suo interno vi un’ara dedicata al dio Priapo.

 

Motivo particolarmente interessante per cui vale la pena ricordare questa manifestazione popolare riguarda gli allegri motivetti musicali che per giorni risuonavano per le strade del quartiere-

Infatti la festa divenne vetrina della musica partenopea in concomitanza col Festival della canzone napoletana.

Fu abolita negli anni sessanta del XX secolo per motivi di ordine pubblico. Pochi anni fa si è provato a recuperare quest’usanza ma, purtroppo, per mancanza di fondi non si riuscì a recuperare.

A suo tempo, perfino Raffaele Viviani scrisse a proposito di questa festa, raccontando la finta vocazione religiosa che si nascondeva dietro ai bonari e sacri presupposti.

Sicuramente, però, il quartiere è noto anche per la fama relativa alla Chiesa di cui si parlò egregiamente già nel 300. Infatti, Giovanni Boccaccio nominò la cattedrale nella celebre lettera del 1339 a Franceschino de Bardi.

La basilica vanta origini molto antiche: nata come cappella, vi si venerava la Madonna del Serpente o dell’Idra, raffigurata mentre schiacciava il serpente. Solo nel ‘300 prese il nome di pedegrotta, modo con cui si indicava la zona in cui era situata e cioè ai piedi della grotta.

Alfonso d’Aragona curò l’amplificazione del luogo e ne affidò l’ufficio ai Canonici Lateranensi che vi ebbero un vicino convento.

Anche Alfonso Galeota la ingrandì nel 1500 e rimase tale fino a quando, nel 1800, subì un restauro non molto efficace e di gusto che ne falsificò la struttura originale.

In ogni epoca, a partire da quella aragonese, molti furono i sovrani che per il culto visitarono la chiesa. Accorsero, tra i molti, nel 1571 don Giovanni d’Austria, vincitore di Lepanto, Carlo III di Borbone, il quale festeggiò la vittoria della battaglia di Velletri, facendo dell’8 settembre una festa nazionale, successivamente abolita.

Vi si recarono, ancora, altrettanti personaggi illustrissimi, tra i quali Pio IX esule a Portici che giunse mediante la spiaggia della Torretta via mare nel 1840 e finanche Garibaldi.

Insomma, questa grande processione fatta di uomini di tutto rispetto è la chiara rappresentazione del fatto che la meravigliosa chiesa si presentava e si presenta in modo del tutto magnificente.

La facciata principale è stata fatta nel 1853 grazie ad Enrico Alvino, mentre il campanile è stato interamente rifatto nel 1937.

All’interno questa chiesa è davvero splendida. È ad un’unica navata e vi sono custoditi degli affreschi molto caratteristici situati nella volta della navata e eseguiti nel 1812 da Gaetano Gigante.

Anche nella prima cappella a destra vi è una preziosa Madonna di Piedigrotta di Fabrizio Santafede, mentre nella seconda una Pietà di un autore del 1400 che risale alla ristrutturazione che la chiesa subì grazie ad Alfonso d’Aragona. Inoltre, nella cappella a sinistra si trova un Epifania attribuita a Marco Pino da Siena.

Infine, non può non mancare una statua della Vergine appartenente alla scuola trecentesca senese e che si trova alle spalle dell’altare chiusa in un tabernacolo al quale si accede mediante due rampe di scale poste ai lati.

 

Questo quartiere rappresenta un vero gioiello per la nostra città, attraversato dalle più ingenti personalità e che ancora oggi regala pezzi di storia introvabili. Un passato festoso e laico, accompagnato da quanto di più sacro possa contenere la meravigliosa chiesa.

Fonti:

-G. Doria – Le strade di Napoli – Saggio di toponomastica storica

-R. Marrone – Le strade di Napoli – Vol. II

Foto: Wikipedia

 

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