Tutti abbiamo fatto quattro passi sul porto di Napoli per essere sbalorditi da una delle più incantevoli vedute della città, senza tuttavia soffermarci su quei dettagli che rendono la zona effettivamente così mirabile. Ricca di storia e tradizione, il porto vanta ogni anno più di sei milioni di passeggeri transitati e più di ventuno milioni di tonnellate di merci trafficati. A far da baluardo a questa area che si estende per più di venti chilometri di lunghezza è il faro del Molo San Vincenzo.
Quando la natura riprende i suoi spazi: il borgo abbandonato di Melito Irpino
Breve genealogia del faro
Ferdinando I, re di Napoli dal 1458 al 1494, fece realizzare un braccio al molo grande diretto verso est, il cosiddetto braccio alfonsino, e promosse inoltre la ricostruzione della torre di San Vincenzo; nel 1487 Ferrante (così era chiamato Ferdinando I) fece costruire un faro che sarà conosciuto come lanterna del molo. Tuttavia nel 1945, negli scontri tra aragonesi e francesi, il faro fu danneggiato e ricostruito sotto Federico I, figlio di Ferdinando e re di Napoli dal 1494 al 1501. Nel 1624 poi un incendio distrusse la lanterna e il viceré duca d’Alba la fece ricostruire l’anno seguente, insieme ad un fortino di difesa al termine del braccio orientale del molo.
Il faro oggi
Il faro del molo San Vincenzo detiene un record italiano: è stato infatti il primo, esattamente nel 2016, a cui è stato installato permanentemente una sorgente luminosa a LED. Alto 27 metri, con una portata nominale di 22 miglia, è uno dei pochi fari la cui torre cilindrica è interamente coperta in mosaico, da mattonelle di maiolica rossa, facendone una struttura sempre curata, senza dover periodicamente intervenire con costose manutenzioni per ripristinarne la colorazione.
![Whatsapp Canale](https://grandenapoli.it/wp-content/uploads/2024/05/Grandenapoli-BANNER_INTERNO_875x_Whatasapp-channel.jpg)
![Whatsapp Canale](https://grandenapoli.it/wp-content/uploads/2024/05/Grandenapoli-Mobile-400x380_Whatasapp-channel.jpg)