Identikit della Vrenzola a Napoli: chi è come e come riconoscerla

La vrenzola è una tipologia di donna immancabile a Napoli. Scopriamo insieme perché si chiama così e come imparare a riconoscerla.

Tradizioni e Curiosità
Articolo di , 10 Ago 2023
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Esiste qualche napoletano che, almeno una volta nella sua vita, non abbia etichettato qualche ragazza con l’appellativo di vrenzola?
Probabilmente no, perché tale termine nell’hinterland è un sempre verde, un’espressione assodata ed internata nel linguaggio orale. Un nome per prendere in giro bonariamente o meno, per giudicare e disprezzare o, semplicemente, individuare una tipologia di donna poco fine nel comportarsi, nel vestirsi e nel parlare.

Ma chi è e che cos’è, storicamente, la Vrenzola? Non tutti lo sanno ma l’origine di tale termine è molto interessante ed affonda le sue origini nel campo tessile.

Il "Riscenziello" a Napoli, che cos'è e quando si usa questo termine

La vrenzola, uno straccio di poco conto

Il termine vrenzola deriva dalla parola brandello. Un brandello volante da un vestito di poco conto e di scarso valore economico. Un piccolo straccio svolazzante e malridotto, insignificante e volgare se paragonato alle stoffe pregiate e ben conservate dei vestiti dell’alta sartoria napoletana, in cui si rifornivano le donne benestanti e di buona famiglia. In virtù di ciò, la vrenzola è una donna sciatta, rozza e scurrile che si mette in mostra in modo appariscente, senza dimostrare di possedere un briciolo di contegno e di decoro. Risulta essere la perfetta antitesi della signorina perbene ed istruita, la classica chiattilla dei quartieri alti, la quale si contraddistingue per i suoi modi di fare raffinati ed il suo abbigliamento super chic e di alta firma e qualità.

L’identikit della vrenzola

La vrenzola, per sommi capi, è colei che parla in modo molto sboccato e che ha un tempra litigiosa, sguaiata e chiassosa. Una donna che si veste ai limiti dell’eccentricità e del buon gusto, truccandosi eccessivamente, abbinando male i capi o indossando scollature e modelli di vestiti volgari ed eccessivamente succinti. L’apice del cattivo gusto lo raggiunge con i suoi gioielli, volutamente grossolani e sfarzosi per dare nell’occhio e per farsi notare.

La metafora è chiara: la sua attitudine comportamentale è uguale a quello dello straccio sconquassato e poco gradevole esteticamente.

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