Bruna, passionale e dagli abbondanti e generosi tratti mediterranei. Le donne originarie della “città rò sol” hanno connaturato queste uniche ed inconfondibili caratteristiche. Chi pensa alla femmina partenopea ha impressa nella mente l’indimenticabile ed inimitabile pescivendola sorrentina Sofia Loren che, durante il suo sensualissimo mambo ballato in “Pane, amore e gelosia”, costituisce l’icona della donna del sud procace ed audace. La dama nostrana, però, spesso, a seconda del luogo in cui “si annida”, riesca camaleonticamente a mutare parte delle proprie caratteristiche. Tutt’ora, secondo testimonianze e voci più accreditate, sono quattro gli stadi in cui possiamo classificarla:
Stadio A: Donna sbraitante e rissaiola, comunemente detta “a’ vaiass'”
Oceanus: un'Altra NapoliProlifica soprattutto nei quartieri popolani della città , chiamati generalmente bassi. Oltre al linguaggio molto forbito, la stessa vive a ritmo dei cantanti neomelodici partenopei. Sue caratteristiche inconfondibili sono gli sgargianti e vistosi abiti contraffatti che indossa e l’abbondantissimo trucco che, unito ad accessori luccicanti, le creano intorno un’atmosfera intorno quasi mistica, molto simile all’aurea che aleggia intorno agli alberi natalizi addobbati per le strade. Il citofono, a casa loro, è uno strumento oscuro e, pertanto, inutilizzato. Ciò che, difatti, è adoperato da questa tipologia di donna è l’artigianale citofono “viva ““ voce” con il quale si può, attraverso la sola propria voce gracchiante comunicare con chiunque a qualunque distanza si trovi.
Stadio B: Donna normale, esempio la classica studentessa universitaria
Abiti e borsa alla moda (ma non troppo), la studentessa universitaria, alias donna “pseudo – normale” si contraddistingue per la sua aria saccente e per il suo “genuino” interesse per la vicina di banco. Pullula nei piazzali antistanti o proprio negli spazi universitari (quando ci sono) e, spesso, per colpire ama caricarsi le braccia di libri delle più svariate materie. I discorsi pseudo – culturali sono il suo coltello nella manica. Dalla crisi della borsa di Wall – Street a quelle attuale della Borsa milanese, la giovane matricola cerca di destreggiarsi, spesso anche con cogliendo discreti consensi, tra le maglie di discorsi che, sempre di più, attirano i giovani galletti ruspanti che gironzolano per le aule accademiche. Il suo linguaggio è mediamente aulico e i suoi discorsi, nella maggior parte dei casi, non risentono di cadenze dialettali.
Stadio C: Donna vamp e altolocata, in arte la “chiattilla” vomerese
A metà tra la studentessa universitaria, e la super dive “chiattilla posillipese” , la classica e originale doc “chi attilla vomerese” passeggia ogni giorno nei luoghi più “in” del suo quartiere sempre in gruppo, mai da sola. Fervida sostenitrice del suo luogo d’origine, ha tra i suoi discorsi soliti non solo le ultime mode del momento ed i consueti pettegolezzi da spiaggia altolocati, ma anche l’insanabile danno che gli “esseri non identificati” dei quartieri bassi recano al decoro e al prestigio della zona, attraverso la loro venuta nei fine settimane o nelle fresche e popolate sere d’estate trascorse in piazza. Il proprio motto è colpire attraverso lo sguardo, mai incollato a quello del prescelto, perchè non bisogna mai cedere il proprio charme totalmente, per quanto l’individuo sia accattivante. Il rito fisso di codesto tipo di donna è sedersi con altre poche ed intime amiche e, bevendo un aperitivo ricercato, far finta di disinteressarsi a ciò che accade nella propria zone esclusiva.
Stadio D: Diva in ed irraggiungibile, detta “chiattilla” posillipina
Divina ed irraggiungibile. Così si definisce nella stretta cerchia di fortunati eletti a cui la “chiattilla” posillipina da il permesso di avvicinarsi. Sempre all’ultima moda, tale prototipo di donna si fregi di essere una rarità da osservare con cautela. Vietato sfiorarla, la stessa raramente si mischia con la gente comune, in quanto ama popolare non solo il suo quartiere vista mare e soldi, ma anche i posti più chic della città , meglio se a bordo di un cavallino rampante o di una barca ampia diversi metri. E’ difficile coinvolgerla in eventi che contino la presenza di più di 10 persone,in quanto la folla rende grezza e tremendamente comune una qualsiasi serata. Non basta per diventarle amica avvicinarsi. Il suo fiuto da segugio sarebbe in grado di riconoscere un falso lontano chilometri.
MARIA ANNA FILOSA