I cuori pixellati di #CuoreDiNapoli: simboli di identità che pulsano all’unisono

#CuoreDiNapoli è una festa, un gioco, è un processo relazionale a lungo termine, è un’opera d’arte fatta di persone, è un raccoglitore di esperienze e significati; è – ancora - una presa di coscienza che, nell’epoca della spersonalizzazione, punta una luce a led (rossa e pulsante) sul concetto del “Noi”, ancor prima che sull’“Io”.

Arte e Cultura
Articolo di , 27 Mar 2024
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foto da www.cuoredinapoli.net

#CuoreDiNapoli è un progetto artistico relazionale nato come progetto formativo all’interno dell’Accademia di Belle Arti di Napoli e ideato, nello specifico, dalla Scuola di Nuove Tecnologie dell’Arte, ormai una decina di anni fa. Oggi è a tutti gli effetti un’Associazione di Promozione Sociale che si occupa di creare un’arte che possa connettere – costantemente – persone, luoghi, significati.

Abbiamo fatto un giro per le ampie sale dell’Accademia dove, passando tra una serie di istallazioni (che sono state protagoniste delle varie edizioni di #CuoreDiNapoli, Andrea, Giambattista e Fabio ci hanno regalato un racconto corale di ciò che è #CuoreDiNapoli, di quando questo nome nacque come sottotitolo, di come questo simbolo si sia diffuso in maniera quasi autonoma e di come continui a farlo, rispondendo all’obiettivo che si era prefissato dagli inizi: accelerare relazioni tra le persone, attraverso il gioco, attraverso l’arte.

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La città che diventa un’opera d’arte: una “scultura antropologica relazionale”

Il laboratorio di Nuove Tecnologie dell’Arte dell’Accademia di Belle Arti di Napoli conta circa duecento iscritti che, senza distinzione di anno accademico, lavorano insieme per creare sculture interattive le quali saranno poi catapultate lì dove si terrà la festa di #CuoreDiNapoli. Dal Vomero ai Quartieri Spagnoli, da Montesanto a Porta Capuana, fino a Procida, di nuovo quest’anno, l’associazione sceglie infatti – ogni primavera circa – un posto da “invadere”, per dar vita a un vero e proprio evento di quartiere.

Un quartiere che è – in questo modo – città, che è paese, che è mondo.

#CuoreDiNapoli è, di fatti, un evento che coinvolge l’intero tessuto sociale e culturale di un quartiere di Napoli che generalmente cambia per ogni edizione ma che è sempre, come lo definiscono loro, “periferia di senso” (e cioè un quartiere che può essere anche centrale urbanisticamente, ma che di fatto ha delle marginalità dal punto di vista economico e/o sociale). Il senso è proprio quello di costruire qui una grande festa che si fa essa stessa opera d’arte. Come? Attraverso la connessione tra persone, che diventano una “scultura antropologica relazionale”.

In altre parole: i commercianti, i passanti, gli abitanti dei quartieri e tutti i partecipanti degli eventi #CuoreDiNapoli costituiscono, tutti assieme, una scultura vivente, come un’unica opera d’arte grande quanto la città e fatta di ciascun singolo che, nella propria esperienza relazionale con l’Altro, dà vita a un processo artistico che è tale e funzionante solo se è partecipato.

È un progetto che si concretizza, dunque, nell’evento in città (organizzato nei dettagli per ogni edizione), ma si regge in effetti sulla costruzione dei rapporti con gli abitanti del posto dove hanno luogo – di volta in volta – i festeggiamenti. #CuoreDiNapoli punta, quindi, non tanto sul giorno singolo dell’evento in sé (che inizia e finisce), quanto piuttosto sul processo relazionale e creativo che conduce fin lì, fino all’opera finale che è la festa, e che è di fatti un dono della e alla comunità. Anzi, forse ancora di più, il significato più importante si trova nella successiva risonanza di tutte quelle esperienze di condivisione che si sono create.

Ma in che senso questa grande opera d’arte fatta di persone – che è rappresentata praticamente dall’intera comunità – funziona solo se queste entrano in connessione e ne fanno esperienza? #CuoreDiNapoli lo spiega attraverso i D.E.A.

foto da www.cuoredinapoli.net

Connettersi all’Altro come atto d’amore: che cosa sono i D.E.A.

Quando è nato undici anni fa, il progetto si chiamava “Festival del bacio”, ci raccontano i ragazzi dell’associazione. Il primo evento fu a Sant’Agata de’ Goti, un esperimento che riuscì a tal punto da portarlo successivamente in città. Per la prima edizione napoletana, al nome “Festival del bacio” aggiunsero il sottotitolo #CuoreDiNapoli che, alla fine, suscitò più meraviglia del titolo stesso.

Cavalcando l’esplosione dell’hashtag come catalizzatore di parole chiave spopolato su Instagram, Cuore di Napoli si fece precedere dal cancelletto perché nasce – appunto – come raccoglitore di significati e di tutti quei valori che creano comunità. Sul loro sito è presente ancora un’inserzione a forma di cuore, all’interno della quale vanno a collocarsi (tramite uno specifico codice) tutte quelle immagini che gli utenti pubblicano sotto l’hashtag di #CuoreDiNapoli; immagini che vengono quindi raccolte sotto un unico segno comune.

È in questo senso che le persone creano arte insieme, servendosi di istallazioni e nuove tecnologie messe a disposizione e ideate dall’associazione, in maniera continua e sorprendente. Si tratta dei D.E.A, Dispositivi Estetici Acceleranti: estetici, perché hanno una loro estetica e un loro piacevole design; acceleranti perché accelerano un processo, che è sempre quello relazionale. La relazione tra le persone viene favorita, così, attraverso esperimenti/giochi culturali che si servono di tali dispositivi ma che, più che altro, sono delle “scuse” attraverso le quali #CuoreDiNapoli agisce nel suo intento di aggregazione, tra persone e con il territorio stesso.

C’è ad esempio il WebFaro, un’istallazione che si trova nei Quartieri Spagnoli, dove è stata collocata in occasione di una delle scorse edizioni di #CuoreDiNapoli. È il WebFaro a generare e a diffondere il battito simbolo dell’associazione (fin dal battito primordiale), e ad esso sono collegati tutti gli altri dispositivi (insegne e così via) – che funzionano all’unisono – disseminati in città, ma anche per il mondo. Un’insegna di #CuoreDiNapoli è arrivata anche in Giappone o a New York e, così, si collegano funzionalmente e simbolicamente tra loro tutti i frammenti di questa opera fatta di pixel a forma di cuore, che non è mai unica ma necessariamente al plurale.

Tramite un’App, poi, i battiti che il WebFaro conta e scandisce – uno ad uno – si possono dedicare a una persona alla quale arriverà un messaggio WhatApp con la dedica di quel determinato battito, che porta quella determinata numerazione, che appartiene a quel determinato momento; è possibile dunque inserire un pensiero per qualcuno all’interno di un flusso di battiti che scorre senza mai fermarsi. E se il WebFaro permette a tutte le altre istallazioni della città di produrre battiti all’unisono, un altro dei Dispositivi Estetici Acceleranti è caratterizzato da piastre che permettono un’azione elettrica (come ad esempio l’accensione di una luce) solo e soltanto se a toccarle sono più persone.

La luce accende il dispositivo o qualsivoglia azione si mette in moto solo se ci sono più persone che si tengono, per esempio, per mano e, creando necessariamente un contatto fisico, tali persone si ritrovano in un contatto esperienziale senza nemmeno accorgersene. Il meccanismo delle piastre si utilizza per produrre gli effetti più disparati, come anche lo scattare una foto di una macchina fotografica, la quale si attiva e scatta solo nel momento in cui tutte le persone partecipano all’esperienza e chiudono insieme il circuito.

foto da ig @hashtagcuoredinapoli

In definitiva, tramite i dispositivi più disparati che hanno la funzione di accordare i battiti – umani e digitali – che riguardano e racchiudono tutto il mondo, il progetto #CuoreDiNapoli tende al concetto del “Noi” attraverso una serie di “atti d’amore” che si servono di quella necessaria leggerezza che occorre per creare legami e provocare una collettiva “presa di coscienza rivoluzionaria”.

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