“Chi me vò bene appriesso me vene. Chi me vò male…”?
Chi me vò bene appriesso me vene. Chi me vò male areto me care. Alla scoperta di un modo di dire campano.

La Campania è una regione peculiare. E il suo capoluogo lo è ancor di più.
Napoli è infatti una città inconfondibile, sulla quale tutti hanno un’opinione decisamente definita, in un modo o nell’altro. La città di Partenope infatti non è un luogo tiepido che provoca pensieri altrettanto tiepidi. È un’entità ben delineata che porta a creare nelle persone delle opinioni decisamente ben delineate. E spesso ciò non è un bene per chi è propenso ai pregiudizi.
De Laurentiis insignito del titolo di Cavaliere. Onorificenza consegnata da Carlo di BorboneIl carattere così forte che contraddistingue questa terra si riscontra parimenti all’interno dell’anima di quest’ultima, che corrisponde alla sua lingua. La lingua napoletana è infatti l’espressione più cristallina della napoletanità, l’emblema della zona e dei suoi abitanti. Al suo interno sono racchiusi tutti gli elementi di Napoli, nessuno escluso, moltiplicati e incrociati l’uno all’altro formando delle espressioni, dei modi di dire e dei detti decisamente inconfondibili, proprio come inconfondibile è la città che ha dato loro i natali. Questi esprimono la storia della città, raccontano gli aneddoti singolari avvenuti, sottolineano la saggezza sopraggiunta da eventi ripetuti, esprimono la personalità folcloristica e il senno secolare.
Tra questi ce n’è uno che somiglia a un altro italiano, ma che ha un significato più esteso e profondo.
Si tratta di chi me vò bene appriesso me vene. Chi me vò male areto me care.
Chi me vò bene appriesso me vene. Chi me vò male areto me care
Chi me vò bene appriesso me vene. Chi me vò male areto me care è un’espressione tipica della lingua napoletana.
Significa letteralmente: chi mi vuole bene mi viene dietro. Chi mi vuole male cade dietro i miei piedi.
Molti napoletani fanno uso di questo modo di dire nella loro vita quotidiana per parlare della propria persona, della propria personalità e dei rapporti che hanno costruito.
Chi me vò bene appresso me vene può essere associata a un detto italiano molto noto, vale a dire a chi mi ama mi segua.
Il significato, però, sebbene simile, differisce in delle sottigliezze forse neppure troppo sottili.
Mentre chi mi ama mi segua esprime una sorta di richiesta posta nei confronti di chi vuole bene al richiedente, la prima frase napoletana esprime piuttosto un fatto certo. Chi ama non ha bisogno di essere invitato a seguire, segue di propria sponte. E aggiunge, inoltre, con la seconda frase, che ci invece vuole il male di qualcuno cadrà alle spalle di quest’ultimo.
