Ogni generazione è legata a giochi differenti che rispecchiano non solo la società in un determinato periodo storico ma talvolta anche in un determinato contesto geografico. Ci sono generazioni passate legate invece ai ricordi di giochi più semplici, a quelli in un certo senso unici nel loro genere, perché appartenevano alla realtà partenopea con nomi provenienti dal dialetto locale come per esempio il gioco chiamato Strummolo.
Lo strummolo è un giocattolo antico usato dagli scugnizzi napoletani una cinquantina di anni fa. E’ nello specifico una piccola trottola di legno a forma di cono che gira su una punta di ferro e viene fatta roteare con l’aiuto di uno spago chiamato a’funnicella. In passato, era molto frequente trovare questo oggetto nei cortili o sui cigli dei marciapiedi e intorno ad esso molti bambini trascorrevano i loro pomeriggi.
Questo giocattolo disponeva, alla base, di una punta metallica, leggermente appuntita che permetteva all’oggetto stesso di rimanere in equilibrio per tutta la durata del movimento rotatorio. Dal basso costo, o addirittura dalla facile costruzione, lo strummolo diventava giocattolo simbolo di una generazione che si divertiva con poco e che diventava oggetto prezioso per sfide tra bambini. La sua origine risale già a metà del Settecento come testimoniano diverse fonti tra cui vocabolari della lingua napoletana e alcune poesie scritte proprio in questo stesso secolo.
Non solo un gioco
Più tardi con la parola strummolo non solo si intese il giocattolo ma divenne nell’ uso del dialetto napoletano anche uno strumento di insulto: l’ espressione “ si nu’ strummol” veniva infatti usato per dare dello sciocco.
Ma non solo, indagando su questo tema ho trovato anche varie espressioni dialettali che hanno origine proprio da questo gioco : “Vedimmo si è ‘o strummolo o ‘a funicella”. Ovvero: “Cerchiamo di capire se è colpa della trottola o della corda per lanciarla” questa espressione che vuole significare una suddivisione di responsabilità, utilizza la metafora presente nello svolgimento del gioco, quando infatti la trottola non girava bene e a lungo, ci si chiedeva dove fosse il problema e quindi il guasto da riparare.
Oppure l’ espressione “ O’ strumml a tiriteppola e a funnicella cort” ovvero “lo strummolo ballonzolante e la corda piccola” per indicare una situazione poco rassicurante.
Lo strummolo dunque nonostante sia riuscito a sfidare diversi secoli ad appassionare bambini di diverse generazioni, si sia insinuato nel dialetto con connotazioni negative o proverbiali, a un certo punto però non è riuscito a entrare nel cuore dei ragazzi della società consumistica, né nel linguaggio moderno diventando invece un oggetto in disuso e dimenticato dalle nuove generazioni che come me hanno dovuto ricorrere a google immagini per ricordarne la forma!
Angela Annibale
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Cara Angela = permettimi la confidenza… – ho quasi 91 anni e la Tua spiegazione, chiara ed efficace, nella sua storia, mi ha commosso…cerchero’ di seguirTi ogni qual volta pubblicherai altre indagini del genere… sei proprio brava, complimenti…
aldo colangelo, toronto, canada’
Interessante. Aggiungerei, avendoci giocato per diversi anni, che vi erano diverse tipologie di strummolo, e il suo uso richiedeva una buona abilità, frutto di continue prove. Non era così semplice giocarci; si lanciava con forza e con uno scatto secco del braccio/spalla, trattenendo tra le dita la funicella, per cui la sua punta metallica che vagava in aria presentava qualche rischio…La funicella non poteva essere lunga, per motivi balistici: più lunga era e più difficile era il controllo del lancio! Una funicella breve consentiva invece di puntare a colpire lo strummolo dell’avversario, cercando di spaccarlo. Direi quindi che non era un giocattolo per i più piccoli, ma per quelli più grandicelli. E non era disdegnato dagli adulti, che anzi usavano gareggiare e scommettere, fornendo un vero spettacolo. Grazie!