La Biblioteca Nazionale di Napoli: la raccolta più grande del Sud Italia

Da Ariosto ad Ungaretti, un inestimabile patrimonio di manoscritti raccolto in più di 200 anni di storia.

Arte e Cultura
Articolo di , 24 Gen 2024
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Fonte wikipedia commons

La Biblioteca Nazionale “Vittorio Emanuele III” di Napoli rappresenta la raccolta più grande del Sud Italia. Con quasi 4 milioni di opere a stampa conservate, 30.000 manoscritti, innumerevoli incunaboli, carte geografiche e gli antichissimi Papiri Ercolanesi è considerata la terza biblioteca d’Italia, dopo la Nazionale di Roma e Firenze.

La biblioteca è aperta al pubblico durante tutto l’anno, tranne le domeniche e i giorni festivi, dalle ore 8:30 alle ore 19:00. Durante le ore di apertura si può accedere gratuitamente alla biblioteca, consultare i cataloghi utilizzare le sale di lettura.

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Biblioteca Nazionale di Napoli: La storia

La biblioteca fu fondata nel 1784 a seguito del Regio Decreto di Ferdinando IV di Borbone che trasferì dalla Reggia di Capodimonte al Palazzo degli Studi – oggi sede del Museo Archeologico – le raccolte librarie reali, provenienti dalle biblioteche Farnesiana e Palatina.

A queste si aggiunsero successivamente le raccolte provenienti dalla biblioteca dei Gesuiti, espulsi dal Regno di Napoli nel 1767, dalla biblioteca della Reale Accademia e dai volumi della biblioteca Cartesiana del Principe di Tarsia.
Per aumentare il numero di volumi fu stabilito che gli stampatori del Regno dovessero consegnare alla biblioteca una copia per ogni pubblicazione messa in commercio.

All’inizio dell’Ottocento la raccolta fu ampliata con le raccolte librarie provenienti dal monastero della certosa di San Martino e dei monasteri benedettini di San Giovanni a Carbonara e Santi Severino e Sossio.

L’apertura ufficiale al pubblico risale al 13 gennaio 1804, quando assunse il nome di “Reale Biblioteca di Napoli”, sotto la direzione dell’umanista Juan Andrès, che su di essa compose in latino la sua memoria più importante “La Biblioteca Real de Nàpoles”, ristampata nel 2020.

Nel 1816 venne rinominata “Reale Biblioteca Borbonica” e, successivamente nel 17 ottobre 1860 con il decreto n.130, fu dichiarata Biblioteca Nazionale.
Nel 1907 entrarono a far parte della collezione i manoscritti autografi di Giacomo Leopardi, donati alla biblioteca dall’amico Antonio Ranieri per lascito testamentario.

Nel 1910, per custodire i papiri ritrovati durante gli scavi della città di Ercolano, la biblioteca fu arricchita con l’Officina dei Papiri Ercolanesi,  1.792 manoscritti risalenti al III secolo a.C. che rappresentano la più antica raccolta di testi greci e latini, ancora oggi consultabili.

Dopo la I Guerra Mondiale la sede della biblioteca fu spostata all’interno del Palazzo Reale di Napoli, grazie all’intervento di Benedetto Croce, all’epoca Ministro dell’Istruzione Pubblica. La nuova sede, intitolata a Vittorio Emanuele III, fu inaugurata il 17 maggio 1927 ed aperta al pubblico il 6 giugno dello stesso anno.

Per salvaguardare il patrimonio della biblioteca durante la Seconda Guerra Mondiale i materiali più rari e preziosi vennero trasferiti altrove per iniziativa della, allora direttrice, Guerriera Guerrieri. Dopo la guerra la raccolta si arricchì ulteriormente con i volumi della biblioteca privata di Elena D’Aosta.

Nel 1957 nuove sale di consultazione furono aperte al pubblico, la Sezione Napoletana, la Sezione Periodici e la Sala Croce. In seguito dopo la morte di Giuseppe Viggiani, nel 1962,  la sua collezione privata fu donata alla biblioteca Nazionale dai figli.

Dal 1990 la biblioteca ha aderito al Servizio Bibliotecario Nazionale ed ospita numerose attività culturali come conferenze e mostre che ne evidenziano la ricchezza dei fondi posseduti.

Le sezioni e la raccolta della biblioteca

Sono quasi 4 milioni le opere conservate, con un patrimonio di circa 30.000 manoscritti, 5.000 incunaboli, 13.000 carte geografiche e i preziosi Papiri Ercolanesi.
Tra i più importanti documenti presenti ci sono, inoltre, quasi tutti le opere autografe di Giacomo Leopardi, testi autografi di San Tommaso d’Aquino, Giambattista Vico, Torquato Tasso e Ludovico Ariosto.

Si conservano anche i preziosi codici minati medioevali, come il “Dioscoride Napoletano” e manoscritti copti del V e VI secolo d.C.
Troviamo inoltre i testi degli autori più moderni Giuseppe Ungaretti, Francesco De Sanctis, Salvatore Di Giacomo, Benedetto Croce, Gabriele D’Annunzio e tanti altri.

Parte del patrimonio della biblioteca è conservato in varie sezioni speciali, suddivise per identità bibliografica dei documenti, per vicende storiche e per affinità dei documenti che ne specificano la natura delle raccolte. Troviamo quindi varie sezioni fra cui la “Sezione Napoletana”.

Fondata all’inizio degli anni Settanta e collocata in tre sale che affacciano sui giardini del Palazzo Reale, la sezione ospita documenti e raccolte riguardanti la la cultura e la storia della città di Napoli e del Sud Italia, oltre alla Collezione Vulcanologica, importante raccolta sugli studi della storia, morfologia ed eruzioni vulcaniche del Vesuvio, dell’Etna e di altri vulcani.

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