Si va gradualmente normalizzando la situazione del fronte di fuoco sul Vesuvio, oggi l’incendio può dirsi spento. L’esercito ha contribuito in maniera determinate alle attività di controllo per evitare nuovi inneschi mentre vigili del fuoco, protezione civile e volontari senza sosta hanno combattuto per giorni contro le fiamme, per evitare danni a case e persone e soprattutto che si incendiassero le discariche di rifiuti ed evitare almeno roghi tossici.
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Si inizia con più lucidità a pensare ai danni e a cercare i colpevoli. Oltre 100 ettari di bosco andati in fumo (secondo altri quasi 200), il pensiero va anche alle prime piogge dell’autunno, quelle violente, e al bosco che ormai distrutto che senza alberi non sarà in grado di trattenere il fango che inevitabilmente rischia di essere portato a valle dall’acqua battente. Le frane dunque, possono diventare un ulteriore motivo di danno, ancora più insidioso, che fa allungare nel tempo i dannosi effetti del rogo.
I danni a prima visti sono stimati in almeno 100 milioni di euro come racconta al Mattino il generale Costa dei Carabinieri , 1 ettaro di alberi può costare anche fino a 20.000 euro ed è necessario il rimboschimento. Sarà necessario ricostruire un intero ecosistema, riportare gli animali. E questo solo considerando le spese vive, il danno cresce se si inizia a pensare ai mancati introiti della stagione turistica di cui vive il Parco e le attività commerciali ad esso connesse.
Il governatore De Luca invoca lo stato di calamità naturale e nel frattempo si inizia a ragionare su colpevoli. Il procuratore facente funzioni di Napoli, Nunzio Fragliasso, e quello di Torre Annunziata, Alessandro Pennasilico, aspettano che sia finita l’emergenza per sedersi ad un tavolo comune con il comandante dei carabinieri e quello dei vigili del fuoco per fare il punto della situazione.

