Il Borgo dei Vergini, il cuore pulsante del Rione Sanità

La storia del Borgo dei Vergini, cuore pulsante del Rione Sanità. Le sue radici, il motivo del suo nome e molto altro ancora.

Tradizioni e Curiosità
Articolo di , 29 Lug 2024
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Il Rione Sanità, annidato nelle profondità della vivace città di Napoli, è un microcosmo di storie intrecciate, di tradizioni mantenute vive dalle generazioni passate e di un amalgama di culture che si sono sovrapposte nel corso dei secoli. Questo quartiere, con le sue strade animate e i suoi colori vivaci, rappresenta il vero spirito di Napoli: aperto, ospitale, e intriso di una storia che va oltre le cronache scritte. Un Rione particolarissimo, amatissimo dai turisti e raccontato in varie pietre miliari del cinema napoletano, grazie al fascino barocco dei suoi palazzi nobiliari e alle legende e alle storie che gravitano intorno le sue chiese trecentesche. Tra le curiosità più interessanti di questo Rione, spicca la nascita del borgo che vi è al suo interno, ossia il Borgo dei Vergini.

Perché il Borgo dei Vergini si chiama così

Il Borgo dei Vergini, il quale si può raggiungere percorrendo via Foria – all’altezza della fermata della metropolitana – e attraversando la Porta di San Gennaro, affonda le sue radici nell’età tardo-classica. Si chiama così perché si rifà alla confraternita degli Eunostidi, una comunità di uomini detti vergini in quanto fecero voto alla castità. La fede di questa comunità è animata dalla storia leggendaria di Eunosto ed Ocna. La ragazza, figlia di un magistrato, s’innamorò perdutamente dell’affascinante Eunosto che, però, non ricambiò il corteggiamento. Ocna, risentita, tentò di sedurlo con impavidità e impetuosità, ottenendo in cambio soltanto un brusco e lapidario rifiuto. Ocna, offesa e ferita nell’orgoglio, per vendicarsi disse una bugia ai suoi fratelli, inventando che Eunosto avesse tentato di stuprarla. I fratelli, per difenderla e per vendicarla, assassinarono Eunosto. A seguito della sua porte, i cittadini dedicarono un tempio alla memoria di Eunosto, i fratelli vennero imprigionati ed Ocna, in preda alla disperazione e al pentimento, si suicidò.

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La lava dei Vergini

Nel secolo scorso si verificò il fenomeno, all’interno del Borgo dei Vergini e del Rione Sanità, della lava dei Vergini. La posizione del borgo, difatti, era adiacente ad un torrente che scendeva dalla collina di Capodimonte e dai colli Aminei. Proprio per tale motivo geografico, periodicamente gli abitanti della zona venivano travolti dalla grande quantità d’acqua che scendeva dalle colline, quasi come se fosse lava colante. Ogni volta che si avvicinava, infatti, gli abitanti iniziavano a scorgerla da lontano e iniziavano ad urlare ‘A lava… ‘A lava!!!, affinché tutti venissero avvisati e potessero ripararsi per tempo nei piani più alti dei palazzi.

Pure a seguito dell’inondazioni, i danni permanenti erano tangibili, così come le strade totalmente deturpate. La situazione cambiò 1953, quando l’allora sindaco di Napoli Achille Lauro, durante la festa del Monacone, s’interfacciò con l’organizzatore, Luigi Campolongo, il quale lo mise a corrente della situazione e gli chiese d’intervenire. Il primo cittadino Achille Lauro si attivò tempestivamente e chiese a Guido Martone, responsabile del sistema fognario, di compiere delle verifiche. Martone lo fece ed individuò la radice del problema: ispezionando sottoterra notò che il collegamento sotterraneo che doveva defluire l’acqua in mare, era in realtà bloccato da un tappo. Per questo motivo l’acqua risaliva e determinava la nascita della lava. Achille Lauro, informato di ciò, firmò il mandato per risolvere il problema e in pochi mesi Martone risolse il guasto e fece costruire appositamente un collettore per raccogliere i detriti. Così il problema cessò di esistere.

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