Passeggiando nella centralissima Piazza San Ciro di Portici, guardando verso Bellavista, un antico edificio posto sulla destra cattura il nostro sguardo: impossibile non scorgere un’insolita Torre che si fa spazio tra le moderne architetture anni ’60. Questo è ciò che rimane di una delle pochissime testimonianze feudali dell’area vesuviana: Palazzo Capuano.
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Il Palazzo ed i suoi ospiti
La sua storia ci porta al XII secolo, quando tra il 1200 e il 1225 una nobile famiglia napoletana, quella dei Galeota (o Galiota), commissionò la sua edificazione. Passando da una proprietà all’altra, Palazzo Capuano, individuato anche come “Il Palazzo con la Torre” divenne lo scenario di diverse vicende, estendendosi per un centinaio di metri, fino a segnare il confine della Portici medievale.
Nel corso dei secoli, volti noti della storia hanno intrecciato un legame con il palazzo: le regine Giovanna I e Giovanna II, Donna Anna Carafa, il principe Scanderbeg e Bernardo Tanucci, il ministro dei Borbone, per citarne alcuni.
Regina Giovanna II e la leggenda della Torre
Cosa racconterebbero oggi quelle mura se potessero parlare? Sicuramente non mancherebbero le losche vicende della regina Giovanna II la Dissoluta, ampiamente nota per i vizi e la fama che da sempre la identificano come donna dai molteplici amanti. Numerose sono, infatti, le leggende che aleggiano attorno alla sua figura: se la Chiesa di Santa Maria del Pozzo ci racconta di cunicoli percorsi segretamente a bordo di una Carrozza d’Oro per raggiungere gli amanti, Palazzo Capuano ci rivela un’altra sua abitudine, tutt’altro che ordinaria. Si dice che il palazzo sia stato luogo di frequentazioni extraconiugali; niente di nuovo, se non fosse per il fatto che gli amanti, dopo l’incontro amoroso con la regina sparissero misteriosamente.
La splendida torre del Palazzo celava al suo interno, secondo una leggenda avallata da Benedetto Croce, delle vere e proprie trappole, munite di rasoi e spade, esclusivamente riservate agli amanti che entrandovi sarebbero andati incontro a morte certa.
Giovanna II costituì la Castellania di Torre del Greco, Resina, Portici e San Giorgio a Cremano, concessa successivamente a Giovanni Caracciolo, detto Ser Gianni, uno dei suoi amanti. Nel 1432 Ser Gianni morì assassinato e il feudo passò al principe Antonio Carafa. L’ultimo feudatario di Portici fu Mario Loffredo, marchese di Monteforte. Il 18 maggio 1699 si decretò lo scioglimento del vincolo feudale tra Portici, Resina e Torre del Greco. Da allora il palazzo passò da una proprietà all’altra, dalla famiglia Stigliano Colonna, ai nobili genovesi Mari, per poi passare alla famiglia dei Giorno, fino ai Capuano, da cui il Palazzo prende l’attuale denominazione.
Palazzo Capuano oggi
Purtroppo, oggi, la magnificenza architettonica del Palazzo si può solo immaginare: foto e racconti parlano di una grande estensione, di soffitti finemente affrescati, di un grande giardino retrostante in cui spiccava una fontana, testimonianza della presenza abbondante di acqua, proveniente da canali sotterranei collegati al fiume Dragone. Ciò che rimane ai giorni nostri è quello che per i porticesi è “La Comuna Vecchia” o “Palazzo della Regina Giovanna”, ossia solo un’ala destra del grande complesso feudale, residuo di quanto fu distrutto dall’amministrazione del 1948, intenzionata ad aprire un varco sull’attuale via Libertà. Un “taglio” che ha portato via anni di storia e, chissà, altre curiose leggende.

