Il Colombarium di via Pigna: il mausoleo Romano abbandonato
Il Colombarium di via Pigna: tufo giallo e oltre 2000 anni di storia per un opera di architettura romana, oggi in totale abbandono.

Nascosto dalle auto in sosta e custodito in maniera totalmente anonima, il Colombarium sorge a Soccavo ed è un’antichissima testimonianza della storia della zona, quartiere già abitato in epoca romana. Oggi in stato di totale abbandono, ciò che resta dell’opera funeraria è solo una parte di quello che era un tempo un sito funerario molto più esteso. Vediamo insieme brevemente la storia di questa purtroppo abbandonato lascito dei nostri lontani parenti romani.
La storia del Colombarium di via Pigna
Il Colombarium di via Pigna, noto come colombaio o colombaro, è una costruzione funeraria tipica dell’era romana, molto diffusa fra la metà del I secolo a.C. fino al II secolo d.C. Deve il suo nome alla somiglianza della struttura con le piccionaie, motivo che spinse gli storici a chiamarlo in questo modo.
Il Colombarium è realizzato totalmente in tufo giallo, pietra lavica che veniva estratta dalla vicina collina dei Camaldoli, altura che sovrasta il quartiere e che ha dato il nome all’area di Soccavo -Sub cava- ovvero sotto la cava. Sviluppato in altezza, presenta sul lato destro 10 loculi divisi in due file, ognuno atto ad ospitare le urne cinerarie dei defunti mentre, a sinistra vi è un loculo più grande dove, probabilmente, era collocata anticamente una statua. Erano inoltre presenti ben tre sarcofagi in muratura, purtroppo persi nel tempo. Una delle più antiche testimonianze visive del sito è quella del pittore Giuseppe Casciaro, uno dei massimi paesaggisti del secolo scorso, che nel 1886 dipinge il sito nell’armoniosa cornice di quello che era un tempo il paesaggio di campagna della zona.
Una testimonianza di 2000 anni in abbandono
Distrutto in parte dai lavori per l’asse viario e salvato dai piloni della tangenziale, oggi il Colombarium versa in stato di totale abbandono, ignorato tanto dai cittadini, quanto dalle istituzioni. Nonostante i tanti reclami da parte delle associazioni di settore, come il GAN, Gruppo Archeologico Napoletano, che per anni ha curato la manutenzione del sito, gli unici interventi attuati sono stati la realizzazione di una ringhiera di protezione con l’ancoraggio delle pietre per una momentanea messa in sicurezza e una timida tabella che riporta brevi informazioni di quello che è un sito testimonianza delle nostre antiche origini millenarie.

