Parentele e legami napoletani da conoscere per destreggiarsi in famiglia
Il napoletano non si ferma a mamma, papà, cugino, zia. È ricca di ulteriori legami familiari, naturali o acquisiti, in cui non sempre è facile destreggiarsi.
A mammà e papà ci siamo tutti. Le parentele e i legami affettivi napoletani naturali o acquisite, però, possono essere molto più ardui da seguire e raccontare.
Soprattutto quando si incatenano, prendiamo ad esempio una frase qualsiasi “‘a mamma r’o cainato ‘e cuginemo ha fatto ‘na pastiera ca era proprio ‘na zoza. Niente a che vedere con quella ca fa ‘a ‘gnora mia.”
Parentele e legami napoletani
In questi labirinti è facile perdersi e, se non volete guardare il vostro interlocutore con faccia da pesce pigliato c’a botta, vi sarà utile sviscerare tutti i legami di parentela e affinità in lingua napoletana, con allegato l’accezione tradizionale quando presente, alla locuzione presa ad oggetto. Cominciamo:
L'internapoli: la squadra n. 2 della città1) ‘O Cumpare d’aniello
Cominciamo dall’inizio, da ancora prima della suggellazione che dà origine alla famiglia. Questo termine non indica un legame solo familiare ma affettivo profondo. Il compare d’anello è la persona che compra e porge le fedi agli sposi. Dev’essere, ovviamente, una persona della quale si nutre la massima fiducia, vicina al cuore degli sposi.
Noto anche come “cumpare ‘e fazzuletto” per un motivo oggettivamente imbarazzante e preistorico. Tale persona era designata in tempi antichi – ma per decenza diciamo anche antichissimi – per porgere alla famiglia dello sposo il fazzoletto macchiato di sangue a riprova della verginità della sposa.
2) ‘A gnora
Sta ad indicare la suocera, la madre della sposa, contrazione della parola Signora. La ‘gnora è trattata, nella tradizione napoletana, quasi come un boss di fine livello in un videogioco. Una presenza ingombrante e mostruosa, malvagia e cattiva, spesso invadente e rompiscatole. Per fortuna, con l’avvicendarsi della modernità, questo stereotipo è venuto man mano a cadere. Ma non sempre. Alla ‘gnora va riservato il rispetto adeguato. Se proprio non ci piace, a Napoli si dice: “se rispetta ‘o cane p’o padrone“.
La madre dello sposo prenderà invece il nome di socra, molto più sbrigativo. Questo a sottolineare che ci sono parentele e parentele.
3) ‘A cummara
Madrina di battesimo o di cresima. Deriva dal latino cum mater. In napoletano, probabilmente per l’assonanza con la parola compagna, indica una donna con cui si è stretto un legame indissolubile. Può essere anche la storica migliore amica, che poi fa anche da testimone di nozze oppure la vicina di casa storica, con cui la sposa ha un rapporto di privilegio come di sangue.
4) ‘O frate cugino (con declinazione carnale)
‘O frate cugino è il cugino di primo grado acquisito, ma da parte dello sposo. Prende la declinazione di carnale quando è il cugino, sempre di primo grado, dalla parte della sposa.
5) ‘O zi’! (Un falso amico)
La parentela di zio non ha declinazioni particolari, ma cela un inganno. Se vedete un ragazzo chiamare per strada un uomo più grande con una certa confidenza in questo modo, i due probabilmente non sono legati da legame di parentela. ‘O zi’ infatti è un termine – estremamente colloquiale, non sognatevi di chiamare così il vostro superiore o il professionista con cui state disquisendo – utilizzato per rivolgersi in modo abbastanza canzonatorio ad una persona più grande dell’interlocutore.