Campi Flegrei, l’ultima eruzione del Monte Nuovo nel 1538

Un evento che ha trasformato il paesaggio e la storia dell'area flegrea.

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Articolo di , 18 Mar 2025
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Foto credits INGV

I Campi Flegrei, situati a nord-ovest di Napoli, rappresentano una delle aree vulcaniche più complesse e attive al mondo. Questo supervulcano, caratterizzato da una vasta caldera e numerosi crateri, ha una storia eruttiva che si estende per decine di millenni. Tra le sue manifestazioni più recenti si annovera l’eruzione del Monte Nuovo nel 1538, avvenuta dopo un periodo di quiescenza durato circa 3 000 anni. Un evento che ha modificato profondamente il territorio.

La formazione di Monte Nuovo

Sul sito dell’INGV, è possibile consultare un approfondimento a cura di F. Sansivero, relativo alla ricostuzione degli eventi prima, durante e dopo l’eruzione di Monte Nuovo, compiuta “in modo multidisclipinare grazie ad indagini vulcanologiche sui suoi depositi unitamente a indagini su documenti storici dell’epoca“.

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L’eruzione del Monte Nuovo ebbe inizio il 29 settembre 1538 alle ore 19 e si protrasse per circa una settimana. Il fenomeno fu preceduto da un’intensa attività sismica, che per anni aveva interessato la zona di Pozzuoli, culminando nei mesi precedenti l’evento con scosse sempre più frequenti e avvertite persino a Napoli. Le deformazioni del suolo furono imponenti, con un sollevamento massimo di 19 metri nell’area dell’attuale Monte Nuovo.

L’eruzione si sviluppò attraverso tre centri eruttivi principali e cinque fasi distinte. Inizialmente, si verificarono esplosioni freatomagmatiche che generarono colonne di cenere e correnti piroclastiche, contribuendo alla rapida formazione del cono vulcanico. La prima fase dell’eruzione, durata fino alla notte del 30 settembre, fu responsabile della costruzione di gran parte del rilievo attuale. Dopo una pausa di due giorni, l’attività riprese il 3 ottobre con esplosioni di bassa energia, seguite da una nuova fase esplosiva il 6 ottobre, durante la quale si formarono depositi di lava e si verificò la tragica morte di 24 persone che si erano avvicinate troppo al cratere.

Un territorio in continua evoluzione

L’eruzione del 1538 è stata l’ultima registrata ai Campi Flegrei, ma l’attività della caldera non si è mai arrestata. Fenomeni di bradisismo, emissioni fumaroliche e un’intensa attività sismica continuano a caratterizzare l’area, segno che il supervulcano è ancora attivo. Gli studi scientifici moderni monitorano costantemente i Campi Flegrei per comprendere le dinamiche sotterranee e valutare il rischio di future eruzioni.

 

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