“Puteca Wine Bar”, la vineria di Claudio Tramontano nel cuore di Chiaia
Si conferma “avanguardia enologica pop” il bar-a-vin ubicato sui Gradoni Chiaia, con un’ampia scelta di referenze internazionali e gustosi appetizer, sotto l’egida dell’irriverenza ed originalità.

“Puteca” compie cinque anni, all’insegna dell’indipendenza delle selezioni, della conviviale passione dell’owner Claudio Tramontano e, elemento dirimente, dell’assenza di petizioni di principio rispetto alle scelte di approvigionamento – vedi sterili diatribe fra vino “convenzionale” e vino “naturale”. Il luogo è fra i più evocativi del capoluogo partenopeo, Gradoni Chiaia, eretti nel sedicesimo secolo durante gli anni di reggenza iberica del viceré Don Pedro Alvarez De Toledo, con lo scopo di collegare la città bassa con la nascente collina del Vomero, coacervo di stili, appartenenze e influenze: Puteca Wine Bar ne è ormai divenuta naturale propaggine, con il carico di accoglienza e calore emotivo che offrono i coperti e tavolini abbarbicati sull’evocativa scalinata.
La professionalità dell’owner Tramontano fa da discrimine, con la sua storia familiare e professionale a segnare la linea gestionale: fratello chef e titolare di “Osteria Mediterranea” sul lungomare, dal padre mutua il fascino e la curiosità per i viaggi ed il mare, sovviene poi l’urgenza di voler avocare la gestione imprenditoriale di un’intrapresa autonoma, sulla scorta della passione per bar-a-vin leggendari come il “Bar Brutal” di Barcellona, fuoriuscendo da logiche settarie e corporativismi.
Torna il Carnevale di Scampia, una grande festa di tutta la cittàLa qualità della metodologia produttiva aziendale, realizzata nel massimo rispetto della vigna e dell’uva, rappresenta la priorità assoluta, oltre al logico corollario che il vino è materia organica deperibile creata dall’uomo, e che pertanto ogni bevuta è unica ed irripetibile, il mantra è quello che “la bottiglia deve finire, perché la produzione medesima dell’anno seguente non è certa, e forse nemmeno auspicabile”. Per il resto, incisivo risalto ai prodotti regionali campani, con selezione di formaggi e salumi, numerose incursioni, a mò di omaggio, alla penisola iberica, luogo d’elezione putativa, ed alla Francia, senza disdegnare le “nuove frontiere enologiche” come Portogallo e Germania.
L’idea è quella, dunque, di imporsi come luogo in cui la centralità dell’offerta sia dominata dal vino, a partire dal calice più duttile, sino alle referenze più qualificate, avvalendosi anche del coravin per l’estrazione del singolo calice, con un forte accento sul momento conviviale e comunicativo, imperniato sul confronto fra produttori e consumatori.
La degustazione
Passando alla teoria di vini in assaggio, iniziamo dalla bollicina della Loira – segnatamente Clisson, versante Atlantico, gli appassionati di rock conosceranno bene questo luogo, a cagione del Festival annuale “Hellfest” – Famille Heraud Metodo tradizionale “Champerriere Brut Blanc 2021”, da uve Melon de Bourgogne, Chardonnay e Cabernet, dodici mesi sui lieviti per ottima freschezza e sapidità, eccellente entry-level.
Il viatico è un panino con la mortadella – come appaga l’affettatrice “on-the-go” – che precede l’eccellente Sciascinoso Benevento I.G.T. 2021 dell’azienda Terra di Brigante di Casalduni, provincia di Benevento, certificata biologica Demeter: si vola oltralpe, con il Cotes Du Jura Domaine des Cavarodes Trosseau Les Lumachelles 2021, note di selvaggina, cuoio ed humus, per un prodotto tanto identitario quanto misconosciuto ai più, per mere convenzioni commerciali. Su di un delizioso Parmigiano Reggiano 999 del Caseificio Sociale del parco in località Ventasso – Reggio Emilia, degustiamo il Dolcetto D’Alba D.O.C. di Guido Porro V. Pari 2023, che ci rimanda al fascino sensoriale delle Langhe, con eleganza e complessità.
La chiusura è riservata al Cocoricot di Chateau Les Croisille, annata 2021, distribuito dal catalogo Rutan, un blend di Malbec e Merlot dal Sud-Ovest della Francia in macerazione carbonica, caratterizzato da un corpo forte ed un’acidità distintiva, fuori dalle logore schematizzazioni gustative.

