3 Ottobre 1839: nasce a Napoli la prima ferrovia sul suolo italiano
Orgoglio partenopeo assoluto, la costruzione del primo treno a vapore che collegava Napoli a Portici è datata 1839
Ci siamo più volte, in queste pagine, soffermati sugli orgogli e i primati, che, nei secoli, hanno contraddistinto il popolo napoletano in Italia, in Europa e nel mondo. Così come non ci siamo sottratti ad evidenziare – nostro malgrado – quanto la gloria dei tempi andati, abbia lasciato spesso spazio al degrado, alla noncuranza e alla mala amministrazione dei cimeli e delle perle di questa nostra città.
La storia che vogliamo raccontarvi oggi non fa eccezione. Ma è una storia anche di invidie reali.
Torniamo indietro, in piena età industriale, nella prima metà del XIX secoli, più precisamente nel 1839. L’Italia sta cominciando timidamente a industrializzarsi, produce pochissimo acciaio rispetto ai competitor d’oltralpe come la Francia o anche i tedeschi e gli inglesi, potenze mondiali che si stanno affacciando al colonialismo più spietato.
Noi ci facciamo i fatti nostri ma, zitti zitti, cacchi cacchi, costruiamo la prima ferrovia Italiana. Quella che collegava Napoli a Portici.
La prima ferrovia in Italia
La ferrovia nacque, appunto, il 3 Ottobre 1839. Fortemente voluta da Ferdinando II di Borbone, il re passato alla storia per il suo desiderio di innovare e per la sua ossessione per le tecnologie. Va detto che, per la costruzione della stazione, Ferdinando II si avvalse del prezioso aiuto di un ingegnere inglese, l’ingegnere Bayard, da cui infatti la stazione prese il nome ed anche la prima locomotiva, ancora conservata nel Museo di Pietrarsa.
Leggenda – o propaganda – vuole che la prima corsa si svolse in poco più di 9 minuti. Un miraggio per qualsiasi cittadino di Portici oggi! La stazione venne costruita a Porta Nolana, nella strada Soprammuro, accanto a dove oggi troviamo la stazione di Napoli della Circumvesuviana.
Una fotografia dello stato attuale
Di una vergognosa tristezza è lo stato attuale della ferrovia, i cui resti sono lasciati all’incuria più totale, coperti dalla vegetazione, nel Corso Garibaldi.
Forse l’incuria non fu proprio un caso. Considerata l’opera di cancellazione, da parte dei garibaldini e della dinastia monarchica dei Savoia a scapito di quella borbonica, non ci sarebbe da stupirsi. I Savoia operarono una vera e propria damnatio memoriae del passato coloniale spagnolo, probabilmente quel gioiello di tecnologia, che oggi meriterebbe ben altra valorizzazione, è stato appositamente lasciato a se stesso e quasi cancellato.
Forse il re non voleva ammettere che Ferdinando II aveva osato precederlo nella costruzione della prima ferrovia italiana? Forse.
Sta di fatto che la piazza dove prima operava la ferrovia era nota proprio col nome di Piazza 3 Ottobre, mentre ora, per l’appunto porta il nome di Corso Garibaldi.
Ah, l’invidia!