La linga napoletana è ricca di sfumature, ricca di particolarità.
Lo è perché lo è la città che rappresenta.

Napoli è infatti una città composita e complessa, frutto di tutte le dominazioni e di tutti i sodalizi che ivi ci son stati, frutto di un popolo che ha fatto sue le usanze altrui, i modi di dire d’oltralpe e gli usi stranieri personalizzandoli con un carisma e con un’originalità innegabili.
E la lingua riflette tutto ciò. Riflette una personalità potente, una personalità peculiare e inconfondibile.
Esistono, all’interno della lingua napoletana, un numero considerevole di termini assolutamente particolari, i quali si uniscono gli uni agli altri col fine di formare delle locuzioni, dei modi di dire e delle espressioni dal significato misterioso per chi non mastica la lingua, chiarissimo per chi la conosce.
Tra queste frasi figura tene ‘a pepitola.

Tene ‘a pepitola

Tene ‘a pepitola è un’espressione tipica napoletana comprensibile per chi ne conosce precedentemente il significato.

Tene ‘a pepitola è infatti difficilmente traducibile per chi non parla il napoletano e anche per chi non ha mai sentito tale frase.

Questo modo di dire è utilizzato per affermare che chi ha la pepitola parla tantissimo, a macchinetta, senza freno, di continuo. Perciò tene ‘a pepitola chi è logorroico.
La pepitola non è un termine immediato. La sua etimologia e il suo significato sono da ricercare nella pipita o pituita, vale a dire nella malattia dei polli. Tale problematica consiste in un ispessimento dell’epitelio che riveste il dorso della lingua, il quale sopraggiunge soprattutto in conseguenza all’apertura del becco, che resta perciò logicamente aperto.