Inside Out 2, perché il film d’animazione dei record piace agli adulti
Inside Out 2 è il film d’animazione che gli italiani hanno più visto in assoluto. In sala solo da una quindicina di giorni, ha già fatto ridere ed emozionare 4 milioni di spettatori, i bambini sì, ma soprattutto i più grandi. Perché le questioni qui sono quelle fondamentali, seppur trattate con le maniere più leggere e originali: il senso di sé e l’importanza di dare all’Ansia una rappresentazione.
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Sequel del film del 2015 di Peter Docter, Inside Out 2 (Disney e Pixar) vede la regia di Kelsey Mann e riprende la storia di Riley che ormai ha 13 anni, è una teenager che si appresta ad entrare nella (terribile e avventurosa) fase successiva della sua vita, la pubertà.
Si tratta di una fase in cui le emozioni primarie, quelle che si sono sempre attivate dentro di lei fino ad ora, non bastano più a stimolare la sua personalità, anzi – così assolute – sembrano amplificarsi senza controllo.
La Reggia di Portici e l’antico splendore della corte borbonicaÈ per questa ragione che entrano in gioco necessariamente altre emozioni, e lo fanno in seguito a una demolizione improvvisa e sconclusionata dello storico Quartier generale che ha sede nella mente di Riley, per mostrare come certi cambiamenti siano così inevitabili e arrivino sfrenatamente, in piena notte, senza bussare.
Una nuova consolle di emozioni: l’Ansia e tutti gli altri
Al Quartier generale delle storiche e primarie emozioni che avevano accompagnato Riley nel primo capitolo di Inside Out, arriva Ansia, un personaggino curioso dai capelli elettrici, che si presenta con tutti i suoi bagagli e in tutto il suo pelo arancione a Gioia, Rabbia, Disgusto, Tristezza e Paura, per cercare di far fronte a quella tempesta emotiva che è l’adolescenza.
Ansia però non è arrivata sola a sconvolgere la quiete di Gioia e degli altri, ma in compagnia di altre emozioni secondarie, quelle che non si sviluppano in maniera spontanea nei primi anni di vita (come le primarie), ma nascono dalle relazioni che ciascuno di noi instaura con gli altri e col mondo (e, come dicono gli psicologi, sono culturalmente apprese).
Sono perciò Noia, Imbarazzo e Invidia a completare il set emotivo giunto fin qui, nella mente di Riley, e arrivato con urgenza visto che in adolescenza la questione della personalità si fa più complessa, talmente complessa che Ansia sente di dover prendere il controllo per difendere la ragazza da tutti i traumi e le insicurezze possibili e inimmaginabili (anzi immaginate proprio tutte, con l’intento di essere pronte!).
Completano la sgangherata crew: Nostalgia, una vecchina che si affaccia alla storia ma non è ancora tempo per lei (Riley ha ancora solo 13 anni), una crush che fa troppo ridere, terribili segreti inconfessabili d’infanzia e un marsupio parlante preso con le cattive nei momenti di difficoltà.
Sì, perché ce ne sono stati, e persino Gioia è arrivata quasi a perdere il suo ottimismo, ma è questo quello che succede quando si è nel vortice della trasformazione, quando ciò di cui avevamo bisogno ieri non è più uguale a ciò di cui necessitiamo oggi, oppure domani o dopodomani, quando tutto è più articolato, tortuoso, incontrollabile.
E se Ansia deve essere contenuta, pur volendo fare solo il bene della ragazza, un po’ tutte le emozioni devono imparare che nessuna di loro, prevalendo sull’altra, può decidere chi è Riley ma è solo e soltanto Riley che, esplorandole tutte fino in fondo, specialmente quelle negative, può creare un senso di sé che è autentico e sorprendentemente sfaccettato.
L’importanza della rappresentazione e il senso di sé
Perché il messaggio di Inside Out 2 arriva proprio a tutti e cosa ci vuole far capire con le sue maniere così leggere e originali?
Perché a qualsiasi età abbiamo a che fare con le nostre emozioni (si spera!) e a qualsiasi età possiamo entrare in un vortice emotivo nel quale sentiamo di essere intrappolati. A quel punto sarebbe intuitivo pensare all’ansia che proviamo in quel momento proprio come il personaggino di Inside Out 2, che sta facendo il possibile per noi ma deve mollare la presa della consolle (che rappresentano i comandi nella nostra mente) e deve capire di non essere sola, di fare spazio, di respirare.
Il film d’animazione che sta facendo esplodere il botteghino tratta proprio questi temi fondamentali: innanzitutto l’importanza della rappresentazione dell’ansia (e degli attacchi di panico), quale emozione universale ed estremamente attuale, perché conoscere – cioè vedere e chiamare le cose col proprio nome – è genericamente il primo passo che ci toglie da una situazione in cui ci sentiamo bloccati e ci permette di controllarla ogni volta che quelle stesse emozioni vogliono affacciarsi di nuovo nella nostra mente.
E, infine, c’è poi tutta la questione del Senso di sé che è una questione enorme e meravigliosa. Se in adolescenza questo Senso del sé è germogliato nella nostra mente nella sua forma specifica, l’evento straordinario è che questo si caratterizza sempre di più, ancora e ancora, continuamente, in un modo che è totalmente infinito e imprevedibile, in base a ciò che ci accade di volta in volta confrontandoci col mondo e in base a ciò che di esso facciamo entrare dentro di noi.
L’evento straordinario è che tutto, ma proprio tutto, di ciò che viviamo ci caratterizza come persone e va ad alimentare quei conduttori interni nei quali si dirama – scintillando – ciò che qui c’è di più prezioso: il senso del proprio, unico, sé.
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