Un disastro di proporzioni gigantesche quello dell’incendio sulla Collina dei Camaldoli, che ha interessato anche le zone di Pianura, Soccavo e Fuorigrotta, ma che fortunatamente non ha colpito edifici e centri abitati. Resta la rabbia dei cittadini per la gestione dell’emergenza: i lunghi ritardi, la disponibilità limitata dei mezzi di soccorso, l’allerta inascoltata della Protezione Civile.

Camaldoli, da incendio a disastro: gli errori e i ritardi inaspriscono i cittadini

L’incendio sulla Collina dei Camaldoli, che si è esteso tra mercoledì 19 e giovedì 20 giugno, ha divorato una vasta area della vegetazione della collina, la più alta di Napoli, affacciata tra capoluogo e i comuni di Marano e Quarto. In campo sono scesi i Vigili del fuoco,  circa un centinaio di operatori della Protezione Civile della Regione Campania, volontari formati per l’Antincendio boschivo, insieme al personale della Sma Campania.

«Il fronte dell’incendio ha cambiato direzione molte volte, quindi questo ha reso molto difficile le operazioni di spegnimento» ha spiegato il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, che nella notte di mercoledì 19 giugno si è recato ai Camaldoli. Solo nella mattinata di ieri, giovedì 20, con l’ausilio di tre canadair, è stato possibile contrastare le fiamme in maniera efficace. Mezzi che, come rivelato dal sindaco Manfredi, nel pomeriggio del giorno prima non erano disponibili. Solo nel primo pomeriggio di ieri il fuoco è stato totalmente domato, ma da come appreso dal deputato AVS Francesco Emilio Borrelli, ieri sera la Collina era nuovamente in fiamme. La dinamica del ritorno delle fiamme è ancora da accertare, come la natura dolosa del rogo.

Moltissime le denunce dei cittadini delle zone interessate sui social: molte chiamate inascoltate e lo sminuimento della portata dell’emergenza hanno contribuito all’ingiustificata dilatazione dei tempi. E non solo: l’allerta incendi era stata emanata dalla Regione Campania già a inizio giugno, dopo aver ricevuto il preoccupante bollettino del centro funzionale multirischi della Protezione Civile nazionale, che prevedeva aumenti di temperature in Campania, diramando l’annuale decreto sullo «stato di grave pericolosità per gli incendi boschivi», fissando le date di allerta a partire dal 15 giugno e fino al 15 ottobre 2024.

Sulla base di questo decreto ciascun sindaco avrebbe dovuto diramare un’ordinanza con le direttive locali. A Napoli, però, l’ordinanza con le procedure per il contrasto degli incendi «a partire dal 15 di giugno», è stata firmata solo il 19 giugno, quando per la Collina dei Camaldoli era già troppo tardi.