Uosemo, storia e significato di un vocabolo campano
La lingua napoletana è incredibilmente ricca di vocaboli particolari. Scopriamo assieme uosemo.

Il napoletano è una vera e propria lingua, ricca di vocaboli particolari e incredibilmente differenti gli uni dagli altri. La storia di ognuno di essi è assai particolareggiata e peculiare, come particolareggiata e peculiare è la storia della stessa Napoli. Influenze, legami col passato, caratteristiche del posto, usanze di un antro del napoletano, rimandi a episodi singolari, elementi suggestivi, storia antica, ogni elemento è materiale fertile per termini unici e modi di dire inconfondibili.
L’influenza della Grecia a Napoli
La Grecia ha influito sulla napoletanità più di quanto sia possibile immaginare. La storia parla chiaro. Ma anche la lingua napoletana fa altrettanto. Moltissime espressioni e ancor più parole derivano da quest’antica e affascinante cultura che si trova alla base della storia campana. Capita di non realizzare appieno quanto la Grecia sia presente nella nostra quotidianità. Soltanto per fare qualche esempio spicciolo e rapido, parole quali vasinicola, chiachiello, e modi di dire come sta facendo ‘o pata pata ‘e ll’acqua devono la propria esistenza esattamente alla storia greca alle spalle di quella partenopea.
Il termine Uosemo a Napoli
Ebbene anche uosemo si aggiunge alla in realtà davvero lunga lista di simboli greci presenti nella nostra vita di tutti i giorni. Uosemo infatti deriva dal greco antico ὀσμή (la cui pronuncia è osmé), che significa fiuto, odore. Dallo stesso termine nasce anche l’italiano usmare, vocabolo ormai inutilizzato che significa odorare.
Uosemo, che significa?
La parola uosemo viene utilizzata proprio per sottolineare un enorme, smisurato, fiuto. Gli animali infatti posseggono nel naso davvero un potere. Il loro fiuto li aiuta a scovare cose non scovabili per gli umani. Oggetti a distanza considerevole, scavati in profondità, celati, nulla o quasi è a prova del fiuto del cane. Perciò uosemo si utilizza per gli esseri umani quando questi ultimi risultano incredibilmente dotati di fiuto. Un individuo ha uosemo quando ha la sagacia di percepire e individuare qualcosa di apparentemente impossibile da fiutare. Il soggetto perciò avverte nell’aria quando qualcosa di lontano dalla norma sta accadendo, attua dunque una sorta di sesto senso. L’uosemo è invero il sesto senso.


Quello che risalta di più nella lingua Napoletana è quel pensiero filosofico che è proprio del vivere del napoletano.
Nella lingua castigliana (che è conosciuta all’estero come lingua spagnola) abbiamo la parola ‘husmear’ (traducibile in italiano come ‘annusare’), che deriva dal castigliano primitivo (seconda metà del X secolo della nostra era) dove era ‘usmar’, ‘osmar’, termini molto simili a ‘uosemo’ napoletano.