Il trono di Palazzo Reale di Napoli è sabaudo (e non borbonico)

Un documento inedito posticipa la realizzazione del trono a trent’anni dopo l’epoca borbonica: fu commissionato nel 1874 dalla casa Savoia. La scoperta riscrive un pezzo di storia dell’arte e dell’identità del Palazzo Reale di Napoli.

Arte e Cultura
Articolo di , 13 Mag 2025
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Foto Facebook Palazzo Reale

Una scoperta d’archivio riscrive la storia di uno dei simboli del potere monarchico napoletano: il trono della Sala del Trono di Palazzo Reale non fu realizzato sotto i Borbone, come si è a lungo creduto, ma trent’anni dopo, nel pieno Regno d’Italia.

Per oltre un secolo, è stato ammirato come un prezioso lascito dell’età borbonica. E invece, il trono esposto nella Sala del Trono del Palazzo Reale di Napoli è figlio dell’Italia unita. La sua data di nascita è il 1874, non il 1845. Lo attesta un documento rinvenuto presso l’Archivio di Stato di Napoli dall’ex funzionario Carmine Napoli, che ha scoperto una fattura intestata all’intagliatore Luigi Ottajano per la realizzazione di “una ricca sedia del trono scolpita e dorata stile Impero”.

La notizia, destinata a ridisegnare una parte dell’immaginario storico-artistico legato alla città, è stata ufficializzata a Torino, durante la presentazione del restauro del trono alla Reggia di Venaria. Il manufatto resterà esposto lì fino all’autunno, come anteprima della XX edizione del progetto “Restituzioni” di Intesa Sanpaolo, per poi approdare a Roma e infine tornare a Napoli nel febbraio 2026.

Una verità svelata tra le carte

La scoperta implica una revisione profonda delle attribuzioni artistiche e simboliche del trono. Fino ad oggi si pensava che risalisse al periodo borbonico, ma il documento del 1874 testimonia che non si trattò solo di un riadattamento estetico per adattarlo alla nuova simbologia monarchica. Il trono fu proprio costruito ex novo durante l’ammodernamento voluto dai Savoia per rendere più coerente la Sala del Trono al nuovo corso unitario.

Il simbolo più evidente di questa appartenenza sabauda è l’aquila con lo scudo crociato, emblema della casa regnante, posta a coronamento dello schienale. Ma ci sono anche elementi stilistici che, pur evocando l’arte neoclassica e imperiale, appartengono all’epoca della Restaurazione: la seduta a tamburo, i leoni alati che decorano i braccioli, le rosette e borchie classicheggianti sulla spalliera ottagonale.

L’artigiano del re

Luigi Ottajano, l’intagliatore a cui fu affidata l’opera, era un nome noto nell’ambiente artistico napoletano. Lo stesso artigiano, in collaborazione con il pittore Domenico Morelli, realizzò la celebre culla per la nascita di Vittorio Emanuele III, donata alla regina Margherita dal Comune di Napoli. Quell’opera, oggi conservata alla Reggia di Caserta, testimonia ulteriormente il legame tra l’artigianato partenopeo e la nuova dinastia regnante.

 

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