Street food letteralmente tradotto in “cibo di strada”, si riferisce ad una pratica del consumo di alimenti preparati lungo le vie di una città, dai sapori semplici e veloci , economici e informali.
Nonostante ” l’inglesizzazione” del nome, questa pratica ha origini soprattutto nella tradizione partenopea settecentesca; basti pensare al forte consumo di pasta in strada che ci è valso lo stereotipo di popolo di mangiamaccheroni e che con non poca fatica ci siamo lasciati alle spalle.
Per avvicinarci un po’ più ai nostri tempi ,ma volgendo uno sguardo sempre al passato, come dimenticare la Napoli del dopoguerra descritta in “L’oro di Napoli” e dell’indimenticabile preparazione dell’ impasto delle pizze fatto in strada da una procace Sofia Loren?
Insomma Napoli ha da sempre offerto un menù svariato ma allo stesso tempo semplice da consumare preferibilmente all’ aria aperta, tra i suoi vicoli e il lungomare. Un consumo di prodotti tipici che rispecchiano la città e i suoi abitanti, che non solo per vivere s’arrangiano ma anche per mangiare s’arrangiano con poco.
Nonostante oggi siamo sommersi da nuovi sapori dall’ improponibile pronuncia (almeno che voi non abbiate conseguito un livello b2 d’inglese) french fries, hot dog, macarons, club sandwich, riempiono le nostre pause pranzo e spuntini vari.
Si perché mangiare per strada non è solo una questione di praticità ma anche di moda, se vogliamo, e quindi anche alcuni alimenti sono stati sostituiti perché, diciamoci la verità, sono considerati un po’ rozzi. I vecchi cibi anche se non sono stati dimenticati perché hanno ancora il sapore della nostra infanzia e della spensieratezza, spesso veramente si ordinano con difficoltà (a meno che non siate da soli o con persone che condividono i vostri stessi ricordi).
Immaginate un primo appuntamento con la ragazza dei vostri sogni che ordina il callo di trippa o come si chiama a Napoli o’ per e o’ muss…..siate sinceri come la guardereste dopo un’ordinazione del genere??
Nonostante questo prodotto sia così poco chic e non così in voga, nell’ alimentazione dei napoletani resta comunque un prodotto gustoso, ma soprattutto un alimento che racchiude in sé un qualcosa di folkloristico servito da venditori ambulanti in piatti o in un “cuoppi” di cartone, annaffiati con limone e da sale che fuoriesce da un corno di legno: a volte la poesia può nascondersi anche tra le frattaglie di maiale.
Ma ritornando alla nostra ipotetica ragazza, se la sua precedente richiesta non vi ha spaventato allora non potete certo negarle un secondo appuntamento per offrirle a questo punto un menù cult della tradizione napoletana legata allo street food, ovvero taralli caldi e birra fredda sul lungomare. Solo un napoletano può capire la magia di questo connubio perfetto. Una scelta di tutto rispetto per chi vuole godersi uno dei panorami più belli del mondo.
Per finire, superati i primi due ostacoli, nulla potrà impedirvi a questo punto di ordinare a rattatell’ (da non confondere con il gesto scaramantico decisamente poco elegante, ma molto efficace in alcune situazioni); ovvero la granita offerta da improbabili venditori con carrettini che con i loro fischietti e slogan (degni di precise campagne marketing) attirano la folla con queste meravigliose bevande colorate soprattutto in spiaggia, dove il fischio evoca l’arrivo dell’estate. Ma stiamo attenti a riconoscerlo… se non siamo in spiaggia è più probabile che il fischio che sentiamo sia quello del vigile urbano alle nostre spalle e vi assicuro che quel fischio vi lascerà un sapore decisamente difficile da dimenticare.
di Angela Annibale