Tene ‘e rrecchie ‘e pulicano, il significato del proverbio napoletano

Un proverbio napoletano che indica tutte le persone invadenti, alludendo a diverse metafore e paragoni interessanti.

Tradizioni e Curiosità
Articolo di , 08 Ago 2024
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L’ampia fucina di proverbi napoletani è la testimonianza di un lungo processo di narrazione orale che risale a secoli addietro, un’eredità che si è tramandata di generazione in generazione. Questo straordinario corpus di saggezza popolare è il frutto dell’estro e della fantasia dei partenopei, i quali hanno saputo rappresentare con vivide immagini e metafore le più diverse situazioni di vita, esprimendo giudizi e consigli attraverso questi detti. Ogni proverbio incarna l’anima del popolo napoletano, la sua capacità di osservare la realtà e di trarne insegnamenti universali. I proverbi napoletani non sono semplici frasi fatte bensì vere e proprie pillole di vita che condensano in poche parole significati profondi e complessi. Sono sempre fortemente allusivi, metaforici e visivi, capaci di evocare immagini potenti che colpiscono l’immaginazione. Le metafore utilizzate spesso non indicano immediatamente il reale soggetto descritto ma richiedono un’interpretazione che si svela solo a chi conosce il contesto storico e culturale in cui questi detti sono nati. Un esempio emblematico è il proverbio tene ‘e rrecchie ‘e pulicano, la cui interpretazione non è immediatamente evidente e richiede una conoscenza approfondita delle origini e delle sfumature linguistiche partenopee. Approfondiamolo insieme!

Le metafore che si celano dietro il modo di dire “tene ‘e rrecchie ‘e pulicano”

Per comprendere appieno il significato del proverbio tene ‘e rrecchie ‘e pulicano, è necessario precisare che per quanto erroneamente si possa pensare, il proverbio non fa riferimento all’uccello acquatico che è il pellicano che, infatti, non è per nulla risaputo per il suo acuto udito e tra l’altro non è presente nei nostri mari.  Non si parla, appunto, di pellicani bensì di pubblicani. Il termine pulicano deriva dal latino “publicanus, -ii”. Il pubblicano era l’esattore delle tasse nell’antica Roma, una figura centrale nel sistema fiscale romano, il quale utilizzava l’udito come strumento per scoprire chi nascondesse i propri redditi e, di conseguenza, per cogliere in flagrante gli evasori di tasse. Questo personaggio, attento e vigilante, incarna l’idea di qualcuno che ascolta con estrema attenzione i discorsi altrui, sempre alla ricerca di informazioni utili e di dichiarazioni o fatti compromettenti al fine di scatenare litigi e dare vita a dei passaparola di chiacchiericci. Il proverbio, quindi, porta con sé l’immagine di un individuo che non perde mai una parola, sempre pronto a captare ogni dettaglio per fini propri, spesso maliziosi.

“Acqua ca' nun leva sete”, l'insegnamento del triste detto napoletano

Un proverbio dedicato a tutte le persone invadenti

Il proverbio tene ‘e rrecchie ‘e pulicano, quindi, viene utilizzato come constatazione o richiamo verso le persone troppo invadenti e intromettenti, quelle che si inseriscono insistentemente in argomenti e conversazioni private che non gli riguardano. Questi individui dimostrano una curiosità sconfinata e spesso maleducata, la quale viene paragonata a quella degli esattori di tasse, sempre attenti e pronti ad origliare gli scambi di confidenze e d’informazione con il fine di scoprire qualcosa di compromettente o interessante. Le persone di questo stampo sono desiderose di esprimere la loro opinione o, almeno, di conoscere situazioni e vicende private. Il detto napoletano è quindi una critica verso chi, come il pubblicano dell’antica Roma, usa l’udito non per fini nobili ma per intromettersi nelle vite altrui. Sotto questo punto di vista, questo atteggiamento indiscreto è simile a quella della tipica intrichessa napoletana. Questo proverbio mette in guardia contro l’invadenza e l’indiscrezione, sottolineando l’importanza di rispettare la privacy e i confini altrui e riesce farlo attraverso la sua metafora storica e culturale, evidenziando un comportamento fastidioso.

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