Spettacolare concerto dei Massive Attack e Almamegretta all’Arena Flegrea
Concerto finito, rientriamo ancora con in corpo le frequenze basse e scure dei Massive Attack. Mercoledì 27 luglio, uno spettacolare concerto ha arricchito le atmosfere dell’Arena Flegrea, imprimendosi per sempre nella memoria storica di chi era li ad ascoltare i Massiva Attack.
L’atmosfera è riscaldata dal preconcerto degli Almamegretta, unici a napoli se non italia ad aver prodotto sin dall’inizio un sound di derivazione dub-elettronico vicino al trip-hop dei Massive Attack. Il Raiz e la sua band non deludono e chiudono con “Nun te’ scurdà” per poi lasciare il palco ai britannici napulegni.
Ecco cosa pensa Francesco Totti di Gonzalo Higuain!Eccolo che inizia, sono passate già da un po’ le 22:00 ed arriva a dare il La al concerto, Horace Andy con Hymn of the Big Wheel.
I Massive Attack, 8 anni dopo, ritornano a Napoli e ci riportano, da Bristol, le loro electro vibes Trip-hop, conferma della loro bravura, oltre al suono impeccabile con quei bassi immersivi. Un pubblico entusiasta e attento, li ha accolti a gran voce, oltre a cogliere anche con grande attenzione tutti i “visuals” arricchiti da un “light design” minimale e dall’impatto avvolgente con messaggi dalle più svariate tematiche talvolta appositamente contraddittorie, esistenziali quali: io chi sono?
Le ingiustizie sociali, i je sui charlie, je sui Kabul, l’inutilità della guerra, passando per il Brexit, la TAV e l’importanza della libertà del popolo sovrano. Questi i messaggi di fondo che passavano sul grande schermo alle loro spalle. Enormi, giganteschi messaggi per giganteschi problemi ai quali bisogna porre attenzione.
DaddyG Marshall stavolta non delude con la sua Inertia Creeps.
Segue poi 3D, questa volta però, a differenza del 2008, non indossa la maglia del Napoli, e da tifoso che è non riesce a non accennare un po’ alle ultime vicende del SSCNapoli, ma con un english humor in una delle pause a fine brano esordisce dicendo: “meglio non parlare di calcio stasera” ed il grande pubblico napoletano, capendo il riferimento alla deludente vicenda Higuain, avvia un sonoro: BBUUUUUuuuu….
Si è sentita invece, la mancanza di brani quali Protection e Teardrop. Forse un po’ ridotta la scaletta, dopo 8 anni potevano regalarci qualcosa di più, ma probabilmente i “problemi tecnici” hanno portato la band alla costante ricerca di qualità nei loro live, così da non cimentarsi in reinterpretazioni forzate dei loro Classici.
Nota positiva per Deborah Miller che fa sfoggio della sua bravura nel brano Unfinished sympathy dove spinge la sua voce oltre le 3 ottave.
Pubblico in estasi nel bis con la tanto amata e ultimamente discussa (vedi concerto di Firenze e altri tour) Karmakoma, per l’occasione (diventata ormai un classico) cantata insieme al Raiz con maglia del Napoli (logo Lete annesso). Qui il cantante napoletano interviene “la mia maglia non ha numero e si volta… il numero di questa maglia siete voi!”
Nota dolente: la seduta! Un concerto di tale portata non può essere ascoltato da seduti, così come un concerto di musica classica di fine ‘700 non può essere ascoltato all’impiedi.
Bella la location dell’Arena e l’acustica non delude, ma la security è stata, forse un po’ troppo, rigida sia con il pubblico che con i fotografi costretti a migrare oltre la meta della scalinata dietro la regia mixer praticamente oltre i 50 metri di distanza dal palco, rendendo decisamente difficile il lavoro. Alla fine era un pubblico educato che abbracciava varie fasce d’età dai 20 ai 50, ma certo non un pubblico pericoloso da tenere così a bada.