“Scinnm ‘a cuoll”: l’insofferenza napoletana verso il prossimo
Più che una richiesta, un imperativo. Perché a Napoli nessun "Lasciami in pace" sarà mai soddisfacente quanto un "Uà e scinnm 'a cuoll".

Quanti modi esistono a Napoli per esprimere insofferenza verso il prossimo? Decisamente tanti.
La lingua napoletana è una preziosa alleata nelle situazioni più disparate, e aiuta ad esprimere efficacemente stati d’animo difficilmente declinabili altrimenti. Il dialetto napoletano riesce a spaziare dalla manifestazione di sensazioni più introspettive, come ad esempio la pucundria, all’esternazione di quelle più viscerali.
Tra le espressioni più esplicative tra quelle che esprimono intolleranza, a Napoli, non possiamo non citare “Scinnm ‘a cuoll“. Tradotto letteralmente significa “Scendimi di dosso“: una frase che suggerisce un’immagine di rifiuto verso qualcuno che è letteralmente avvinghiato a noi.
Più che una richiesta, “Scinnm ‘a cuoll” è un imperativo. O forse un vero e proprio mantra.
Quando si usa “Scinnm ‘a cuoll” a Napoli
“Scinnm ‘a cuoll” è un ‘espressione che rivolgiamo a qualcuno che adotta un comportamento asfissiante nei nostri confronti, per esprimergli insofferenza. È sicuramente più soddisfacente di un banale “Lasciami in pace“. È un monito a far rispettare i propri spazi e la propria libertà.
Quest’epiteto può essere utilizzato in una moltitudine di situazioni. Ad esempio, può essere rivolto a qualcuno che fa troppe domande (ndr. Che mi racconti? Quando ti laurei? E il fidanzato?), per sollecitare alla discrezione e alla privacy. Oppure, può essere utilizzato contro chi risulta troppo pesante avanzando eccessive richieste e pressioni.
In tutti i casi, quest’espressione non lascia spazio a fraintendimenti: se qualcuno vi chiede di scendergli di dosso dategli retta, perché potrebbe stancarsi di voi molto presto.
Una cosa è certa. Nessun “Credo sia opportuno tu rispetti i miei spazi” sarà mai esaustivo quanto un “Uà fratè e scinnm ‘a cuoll“!